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SULMONA – L’anziana con la quale aveva un conto in comune era deceduta da tempo ma lui, in virtù di una mancata comunicazione del decesso all’ente erogatore, ha continuato a riscuotere la pensione di invalidità, riuscendo a racimolare ben 46 mila euro dal febbraio 2014 al marzo 2017. Oggi per L.B., ex dipendente comunale residente in Valle Subequana, è arrivata la condanna a tre anni di reclusione,  da parte del collegio giudicante del Tribunale di Sulmona, per truffa ai danni dello Stato. La vicenda è curiosa e nasce dopo un accertamento chiesto dall’Inps alla Guardia di Finanza di Sulmona in ordine agli emolumenti erogati all’anziana donna deceduta. Secondo la Procura l’ex funzionario, mediante artifici e raggiri, avrebbe incassato la pensione dell’anziana, erogata sul libretto cointestato, approfittando della comunicazione del decesso, da parte dell’ufficio di stato civile all’Inps, avvenuta in netto ritardo e con un codice fiscale errato. L’imputato quindi, essendo tutore della donna e ben consapevole del decesso della stessa avvenuto in data 26 gennaio 2014,  avrebbe indotto in errore l’Inps, procurandosi un ingiusto profitto con corrispondente danno per l’ente previdenziale. Diversa la tesi difensiva secondo la quale nessun raggiro sarebbe stato posto in essere poiché l’anziana in questione era stata registrata all’anagrafe con un altro nome e l’Inps era conoscenza di tale circostanza sin dal 2008. Un particolare che non è bastato ad evitare la dura condanna del Tribunale. “Attenderemo le motivazioni per capire cosa abbia spinto il Collegio ad irrogare una pena che si ritiene  iniqua ed eccessivamente punitiva, della quale si chiederà la riforma in sede di appello”- dichiara il legale dell’imputato, Maria Grazia Lepore. Per i giudici del Palazzo di Giustizia si tratta di una vera e propria truffa ai danni dell’Inps, nemmeno di una indebita percezione di erogazioni da parte dello Stato, così come era stato deciso nel corso dell’udienza preliminare.

Andrea D’Aurelio

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