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SULMONA – L’emergenza cessa ma restano le ferite. Sono grandi come grande è il disastro ambientale che ha messo in ginocchio il Monte Morrone dopo quindici giorni di fiamme e fuoco. Quando il peggio sembra finalmente passato arriva il consuntivo delle due settimane di fuoco. Sono 2200 gli ettari di bosco distrutti dalle fiamme, se si considerano anche i danni derivanti dagli incendi che sono stati provocati a Prezza e a Raiano. A bruciare infatti non è stato solo il Morrone. Sul sacro monte gli ettari andati in fumo sono 1500. Ancor più spaventoso è il business del fuoco con le spese che aumentano a vista d’occhio. Salato, anzi salatissimo, è anche il conto in denaro, calcolato per difetto dieci ore di volo al giorno per un canadair che costano circa 20mila euro l’ora, cioè almeno 400 mila euro al giorno, vale a dire 5 milioni e 600 mila euro per 14 giorni, se si considera che sono stati impiegati in media due mezzi al dì. Un salasso dovuto purtroppo al fatto che l’Abruzzo non ha una propria flotta aerea, al pari di altre cinque regioni italiane (Sicilia, Basilicata, Marche, Molise e Umbria), che devono ricorrere a piloti privati. Un vero e proprio business quello del fuoco, se si pensa che spesso i lanci di acqua e schiuma dai canadair non vanno purtroppo a buon fine per il fronte frastagliato della montagna, il vento che tira e il fumo che si alza. Coi minuti che corrono e il ‘tassametro’ che sale. Il bilancio fa rabbrividire al pari dello scempio ambientale messo in atto dagli incendiari per i quali si chiede giustizia.

Andrea D’Aurelio

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