SULMONA – Un gioiello che riproduce il rosone della Chiesa di Santa Maria della Tomba. L’amore che lo lega a Sulmona è alla base dell’ultima creazione di Samy El Nahal, il commerciante di corso Ovidio, ormai sulmonese di adozione che questa volta si è superato. Il gioiello salta subito all’occhio e rende giustizia all’immagine della città e delle sue tradizioni, tenendo conto anche della storia che si cela dietro quel rosone. Posto nella parte superiore della facciata, probabilmente opera delle maestranze della scuola del Salvitti fu fatto costruire nel 1400 da Palma de Amabile. In linea con i modelli del tempo, la rosa è di dimensioni sproporzionate rispetto alla facciata ma si distingue per il buon modellato e per la finezza di alcuni particolari decorativi come la cornice maggiore, ornata all’esterno da foglie radiali d’acanto silvestre e nel giro più interno da un cordone tortile dove da ogni punta nasce un giglio angioino, e inoltre spicca l’elegante corona centrale composta da otto rose in altorilievo e volute d’acanto. Da questo piccolo gioiello d’intaglio nasce il traforo diviso da sedici colonnine ottagonali dove sono impostate su piccoli piedritti arcatelle a sesto ribassato (unico esempio in Abruzzo) trilobate all’interno, poste in contrasto con altrettanti archetti a pieno sesto, pure arricchiti da trilobature, terminanti sulla circonferenza della ruota. Nei secoli scorsi i contadini lo chiamavano anche ruota della fortuna, significando con ciò che dalla luce che entrava in un determinato periodo dell’anno pronosticava il raccolto dei campi. Inoltre, come in altre realtà italiane, non ultima Assisi, la ruota è il simbolo allegorico della mutevolezza dell’umana sorte. Se in città mai come in questo periodo si discute di ciò che lede o no l’immagine della stessa, non c’è dubbio che l’ultimo capolavoro di Samy è da annoverare nella seconda categoria. L’artigianato continua a fare miracoli.
Andrea D’Aurelio