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SULMONA – Nove mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali. È questa la pena inflitta dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ad un giovane Sulmonese di 30 anni finito sotto processo per la resistenza a pubblico ufficiale. La vicenda balzò alle cronache il 7 giugno 2020, poco dopo le prime riapertura in epoca Covid che fecero scattare il dispiegamento di forze per controllare gli effetti della movida. Quella sera il giovane era stato arrestato dalla polizia nei pressi dell’Annunziata poiché in stato visibilmente alterato, mentre cercava di rintracciare due persone di etnia rom che lo avrebbero aggredito poco prima in piazza Tresca, resisteva agli operatori di Polizia . Gli uomini del commissario, impegnati nei controlli, gli avevano chiesto i documenti per identificarlo, ma alla richiesta il giovane avrebbe reagito con violenza, prima aggredendo verbalmente i poliziotti, poi prendendo a calci la Volante fino alla contestata aggressione fisica, ovvero un calcio sferrato ad un agente operante. Il giovane, assistito dall’avvocato, Fabio Cantelmi, si è difeso questa mattina davanti al giudice spiegando che il suo intento non era quello di resistere e aggredire i poliziotti. Era agitato dopo essere stato aggredito dagli stessi soggetti che, ha ricordato l’imputato, qualche anno prima gli avevano procurato lesioni giudicate guaribili in 25 giorni, costringendolo ad un intervento al maxillo facciale del San Salvatore. La ricostruzione non è servita per evitare la condanna anche se il giudice ha concesso le attenuanti generiche

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