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SULMONA – Per il servizio di neuropsichiatria infantile i disagi non finiscono mai. Continua la raffica di polemiche e segnalazioni per le diagnosi arretrate da un anno con le famiglie che si ritrovano costrette a fare la spola da Sulmona al capoluogo di regione. Da qui la decisione del Tribunale per i diritti del Malato di convocare le famiglie per fare il punto della situazione e addivenire a una sorta di elenco di criticità da presentare ai vertici regionali di Cittadinanzattiva e all’Agenas per ottenere quegli effetti sperati che finora non sono mai arrivati nonostante che la prima denuncia, proprio del Tdm, risale a febbraio dello scorso anno. Il Tribunale per i diritti del Malato aveva già interessato la Procura della Repubblica di Sulmona. Le famiglie peligne sono state costrette a bussare alle porte del Tdm, a febbraio dello scorso anno, per denunciare i numerosi problemi che ha comportato l’erogazione a singhiozzo del servizio soprattutto nell’ambiente scolastico dove, in riferimento al percorso didattico del minore, è necessario esibire una relazione medico-legale che non può essere rilasciata se le terapie non vengono effettuate con regolarità. Manca in effetti la dottoressa e la sostituta garantisce il servizio solo in alcuni giorni della settimana. Diagnosi non ancora effettuate e tempi di attesa troppo lunghi. Non pochi quei genitori che, nei mesi scorsi, sono stati dirottati all’Aquila per accedere con più rapidità alle cure per permettere, fra le altre cose, l’aggiornamento dei piani scolastici di recupero e apprendimento. In gioco, si sa, c’è tutto il processo di crescita dei minori. A febbraio 2017 la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila aveva garantito il massimo impegno per assicurare continuità e regolarità nell’erogazione del servizio ma, a quanto pare, i disagi sembrano non finire. “Convocheremo le famiglie per interessare tutti gli organi competenti. E’ un disagio che deve finire”- ha assicurato l’avvocato del Tdm Catia Puglielli.

Andrea D’Aurelio

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