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SULMONA – Un anno di indagini preliminari, quattro anni di accertamenti suppletivi, tre richieste di archiviazione e tre opposizioni. A scrivere la parola fine sul caso dell’ex forestale, Guido Conti, è stato nei mesi scorsi il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona. La notizia è trapelata solo in questi giorni, in occasione del quinto anniversario di morte. La tragica fine dell’ex generale risale al 17 novembre 2017. Il suo corpo senza vita fu rinvenuto sulla strada provinciale tra Sulmona e Pacentro. I familiari più volte avevano richiesto di aprire il caso dal momento che il suicidio non sarebbe compatibile con il profilo psicologico ed il carattere di Guido Conti. Le indagini si erano concentrate nell’ultimo periodo su un mozzicone di sigaretta rinvenuto su quella strada, sul cane della pistola semi automatica rimasto alzato ( particolare che non desta sospetto) e sulla Porsche bianca che alcuni passanti avrebbero notato quel pomeriggio nei pressi del luogo della tragedia, un’auto di valore che non è molto diffusa in Italia e quindi facilmente rintracciabile insieme al proprietario. Approfondimenti sono stati svolti anche sui tabulati elettronici dell’utenza privata di Conti e in particolare sull’interlocutore con il quale il generale dei carabinieri avrebbe discusso tra le 11 e mezzogiorno del 13 novembre. I familiari, per il tramite dell’avvocato, Alessandro Margiotta, avevano chiesto anche di approfondire alcune testimonianze citando nome e cognome dei possibili testi che avevano parlato con l’ex generale pochi giorni prima di quel colpo di pistola. Le indagini non hanno portato ad accertare l’istigazione al suicidio né il motivo scatenante che indusse quella notte Guido Conti, nel silenzio di una strada chiusa, a premere il grilletto verso se stesso. Una ferita destinata a rimanere aperta e a lasciare sgomenti chissà per quanto tempo ancora.


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