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SULMONA – Dalla soluzione per il punto nascita al primo livello per l’ospedale di Sulmona, in deroga al decreto Lorenzin. La Regione Abruzzo ci riprova. Riformula, lima ed elabora la rete degli ospedali con l’obiettivo di ottenere il via libera dal Tavolo di monitoraggio dopo le osservazioni richieste nei mesi scorsi che hanno tutto il sapore di una bocciatura vera e propria. Il dossier di 72 pagine finisce sotto la lente ministeriale. Il lungo documento, messo a punto dall’Agenzia sanitaria regionale, traccia un quadro completo e allo stesso tempo complesso della dislocazione e le funzioni di 16 ospedali.
Per alcuni di questi, l’Abruzzo chiede di procedere in deroga al “Decreto Lorenzin” che, a partire dal 2015, imposta standard sanitari e tagli che però, come nel caso della nostra regione, risultano molto penalizzanti o non realizzabili. E’ stato quindi chiesto il primo livello per l’ospedale di Sulmona, la classificazione di base per il nosocomio di Popoli e la zona disagiata per il presidio ospedaliero sangrino. Per il punto nascita peligno la Regione ha risposto all’osservazione con la soluzione dell’ultimo minuto. L’analisi prende in considerazione tutti i comuni di residenza delle gestanti che hanno partorito nel presidio ospedaliero durante il triennio 2017-2019 (254, 237 e 205), provenienti da ben 73 diversi comuni. «L’eventuale chiusura del punto nascita comporterebbe il trasferimento della presa in carico delle gestanti e dei parti in punti nascite alternativi con la conseguenza di 175.210 km in più percorsi annualmente che causerebbero un aumento del numero di infortuni (inclusi quelli mortali) pari a 1,6/anno». Ma la Regione, per scongiurare la bocciatura, «si riserva di esprimersi con un provvedimento definitivo, entro 24 mesi dall’attuazione del documento di programmazione».

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