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GORIANO SICOLI – “Non corrisponde al vero che Ousmane Kourouma è stato vittima di sfruttamento o che è stato addirittura ridotto in schiavitù come è stato affermato troppo superficialmente da più parti, anche istituzionali, senza considerare che nello Stato di diritto, il nostro, vige il principio della presunzione di innocenza e che i processi, di norma, si celebrano dentro i Tribunali, nel rispetto delle regole e degli uomini, e non sulle piazze, reali o virtuali che siano”. A parlare, per il tramite dei suoi legali Alessandro Margiotta e Alessandra Faiella, è M.D.G., il datore di lavoro indagato dalla Procura della Repubblica di Sulmona per la morte di Ousmane Kourouma, il pastore 23 enne trovato morto le scorse settimane a Goriano Sicoli, nell’azienda agricola dove lavorava. Il giovane della Guinea aveva acceso un braciere per ripararsi dal freddo ed è morto per le esalazioni di monossido di carbonio, come confermato dal medico legale Luigi Miccolis che ha eseguito l’autopsia. Giorni addietro aveva richiesto le cure mediche del pronto soccorso tant’è che la Procura ha acquisito le cartelle cliniche. Ma i legali dell’indagato respingono le accuse, chiarendo anche la posizione lavorativa del giovane pastore. “Ousmane Kourouma era regolarmente assunto e retribuito, e, in concreto, svolgeva mansioni compatibili con il contratto e per l’orario indicato in contratto”- spiegano gli avvocati Faiella e Margiotta- “ad Ousmane Kourouma, inoltre, era continuativamente assicurato il vitto, peraltro un vitto compatibile con le sue convinzioni religiose, nonché l’utilizzo, gratuito, di un telefonino per tenersi in contatto con amici e parenti; ed era infine garantita, ad Ousmane Kourouma, sempre gratuitamente, ogni altra cosa che potesse occorrergli durante la permanenza sui luoghi di lavoro o nel tempo libero. La struttura presso la quale lavorava Ousmane Kourouma era regolarmente assicurata ed i luoghi di lavoro erano organizzati nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza. Le stanze ubicate presso l’azienda erano dotate di ogni utenza, quindi di impianto idrico e termico elettrico, di bagno e di cucina a gas. Il contratto di lavoro non prevedeva l’obbligo del datore di lavoro di fornire alloggio al lavoratore, tuttavia i predetti locali erano comunque a disposizione del lavoratore stesso in caso di necessità d’uso, anche durante l’orario di lavoro”. I legali del datore di lavoro finito sotto inchiesta sottolineano, infine, che “il rapporto con Ousmane Kourouma era improntato a sincera reciproca fiducia, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni del datore di lavoro e del lavoratore”.

Andrea D’Aurelio

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