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SULMONA – Avrebbe perseguitato la sua consorte fino a costringerla a modificare le proprie abitudini, tamponandola anche con l’auto in un’occasione. Oggi per un 53 enne di Rivisondoli è arrivato il conto della giustizia: due anni e quattro mesi di reclusione, pagamento delle spese processuali pari a 3420 euro, una provvisionale da 4 mila euro più il risarcimento da liquidare in separata sede. A pronunciare la sentenza è stato il giudice monocratico, Alessandra De Marco, al termine del processo che ha fatto cadere la più pesante accusa dei maltrattamenti in famiglia ma ha confermato le altre imputazioni altrettanto rilevanti: lesioni personali e atti persecutori. D’altronde, stando al quadro probatorio, il repertorio dell’uomo padrone c’era tutto: botte, minacce, pedinamenti, umiliazioni in pubblico e davanti ai figli. Insomma una lunga lista di vessazioni che portò il 53 enne a tamponare con l’auto la propria consorte, circostanza che causò un colpo di frusta nonché qualche giorno di prognosi per la donna. L’uomo fu arrestato e tradotto in carcere il 26 agosto 2021. Rimesso agli arresti domiciliari, non si rassegnò e continuò a vessare la coniuge, utilizzando un telefono cellulare in suo possesso. La misura cautelare fu di nuovo aggravata fino alla celebrazione del processo. Lo stato d’ansia che le sue condotte avrebbero ingenerato alla moglie, costretta a modificare lo stile di vita, non è stato diagnosticato dai medici. Da qui l’assoluzione dall’accusa di maltrattamenti mentre la condanna è arrivata per le lesioni procurate e per lo stalking. La sentenza, annuncia l’avvocato difensore, Tania Liberatore, sarà appellata.

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