SULMONA – Avrebbe simulato lo svolgimento di una prestazione sanitaria, dopo aver costretto un paziente a farsi consegnare indebitamente la somma di 150 euro in contanti. A finire davanti al collegio giudicante del Tribunale di Sulmona è un medico sulmonese di 53 anni, rinviato a giudizio questa mattina dal giudice per le udienze preliminari, Giovanni De Rensis. I fatti risalgono al 30 settembre 2021, quando il medico era in servizio presso il pronto soccorso del locale nosocomio. Secondo la Procura il 53 enne, abusando dei suoi poteri, avrebbe proposto ad un anziano sulmonese l’infusione a domicilio di un trattamento costituito da dieci flebo di un costoso farmaco del Vaticano, in grado di lenire i dolori dell’uomo per un corrispettivo di 1500 euro, ovvero 150 per ogni infusione. Il paziente era affetto da dolori diffusi alla gambe, causati da stenosi, tanto da rendere necessario un duplice intervento. Sempre secondo l’accusa il medico, recandosi a casa dell’uomo, lo avrebbe costretto a farsi consegnare la somma equivalente ad una infusione, con l’aggravante di essersi approfittato della sua condizioni di fragilità. . Dalla denuncia presentata dall’anziano è scattata l’inchiesta che comprende anche un’altra segnalazione, pervenuta da uomo residente a Bugnara. Una contestazione simile, nella forma e nella sostanza. Per questo il Gup ha mandato a processo il medico per concussione, nonostante la carenza di violenza e minaccia, nonchè dell’elemento soggettivo ed oggettivo del reato, come fatto notare dagli avvocati difensori, Alessandro Scelli e Alessandro Margiotta, che rimarcano la totale insussistenza del reato. Nessuna concussione per la difesa ma solo una prestazione eseguita a domicilio. Il medico era finito sotto la lente d’ingrandimento dei Nas nell’ottobre dello scorso anno per le cure somministrate ad un’anziana, in seguito deceduta. Per quell’inchiesta, che nulla ha a che vedere con i procedimenti odierni, il medico era stato rinchiuso prima in carcere e poi ristretto ai domiciliari fino alla remissione in libertà. Gli atti sono stati rimandati dal giudice al Pm poichè il decreto di citazione del giudizio immediato era stato considerato nullo. Nel frattempo si è celebrata recentemente la prima udienza davanti al collegio mentre il 53 enne è stato riabilitato nell’esercizio della professione.