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SULMONA – E’ stato trasferito nei giorni scorsi il detenuto riottoso che lo scorso 23 febbraio aveva aggredito il medico turno nel pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona. Si tratta di un quarantenne del circuito di alta sicurezza,  condannato per associazione mafiosa, che aveva chiesto ed ottenuto il ricovero ospedaliero in seguito ad un lieve malore accusato dietro lo sbarre. Una volta preso in carico in pronto soccorso il medico aveva spiegato al recluso che, dopo aver indagato le cause alla base del malessere con tutti gli accertamenti de caso, poteva essere dimesso visto il quadro clinico non grave. Una diagnosi che aveva scatenato la furia del 40 enne che colpì il sanitario operante con un ceffone. Il medico riportò lievi lesioni giudicate guaribili in cinque giorni. Anche se l’aggressione avrebbe risvegliato problematiche pregresse tant’è che la diagnosi per il medico si aggravò vista l’assenza sul posto di lavoro. Non uno scherzo. Dai “piani alti” hanno quindi accolto la richiesta delle organizzazioni sindacali, delocalizzando in altra struttura penitenziaria il detenuto aggressivo. Non è un buon momento per le carcere abruzzesi. Lo scorso sabato a Teramo un agente è stato mandato in ospedale con una frattura composta del setto nasale. A Sulmona, all’inizio dell’anno, un altro detenuto aveva tentato l’evasione dall’ospedale con la scusa del finto ricovero. Insomma l’attenzione resta alta, soprattutto in città, vista l’annosa carenza di organico tra i penitenziari e il rischio di operazioni da remoto da parte della criminalità organizzata. Non è un caso se lo scorso ottobre erano stati sequestrati una ventina di telefoni cellulari dietro le sbarre. Inchiesta che ha portato recentemente all’arresto di un agente penitenziario.

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