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SULMONA – Primo livello ma con pochi medici e meno servizi. Perfino l’elettromografia risulta non funzionante. Più che un riconoscimento sembra un grande contro senso. L’approvazione della rete ospedaliera abruzzese, da parte del Ministero della Salute, è stata accolta con grande soddisfazione dalla classe politica, risvegliando interesse per la sanità ospedaliera, nonostante l’assordante silenzio che si percepiva fino a qualche mese fa. Una buona notizia, senza ombra di dubbio, soprattutto perchè il via libera ministeriale non era scontato. Tuttavia c’è poco da esultare. La struttura ospedaliera risulta infatti depauperata di risorse umane e strumentali. La novità dell’ultimo minuto arriva dal Tribunale dei diritti del Malato che denuncia i disagi per utenti ed operatori dovuti all’elettromiografia (EMG). L’esame non viene svolto da almeno due settimane con ovvie ripercussioni oer gli addetti ai lavori e per i pazienti, soprattutto i fragili. “Noi siamo sul fronte e sinceramente non ci fermiamo alle proclamazioni di principio , non l’abbiamo mai fatto. Per noi quello che conta è avere un ospedale efficiente che garantisca la salute , la vita dei nostri cittadini e la tranquillità degli operatori sanitari”- tuona Catia Puglielli dal suo Tdm. D’altronde nell’ospedale di primo livello non mancano i paradossi. E’ il caso della lungodegenza, il reparto di 18 posti letto assegnato a Sulmona al termine di una estenuante battaglia politica condotta dalla precedente consiliatura regionale. Trascorsi quasi cinque anni l’unità operativa risulta ancora chiusa. Nonostante gli annunci altisonanti dell’azienda sanitaria e le disposizioni diramate all’interno del nosocomio, gli spazi restano inattivi per la ricerca di personale. Altro che primo livello. La classificazione è strategica e importante sulla carta ma non può non essere accompagnata da un potenziamento tempestivo delle piante organiche che risultano carenti. Dal pronto soccorso sotto i riflettori per le turnazioni con un solo medico all’ematologia che lavora un solo giorno a settimana con un solo medico fino alle due unità in servizio in diabetologia e dialisi, divise per due ospedali. Anche l’erogazione dei servizi si scontra con le carenze. Ne sa qualcosa l’anziano di 82 anni che non è riuscito a prenotare la spirometria globale. Per non parlare della giovane donna, costretta a recarsi ad Isernia per l’angio Tac con contrasto. Meglio non va per il punto nascita, messo in salvo finalmente dalla politica. Anche questa una bella notizia tutt’altro che scontata. La salvaguardia del presidio, in ogni caso, non sembra andare di pari passo con il potenziamento dello stesso. Gran parte dello strumentario è ancora da cambiare, fatta eccezione del nuovo ecografo in dotazione al reparto. Le gestanti positive al Covid, nonostante l’archiviazione della pandemia, devono ancora partorire nell’ospedale dell’Aquila. Quattro medici in organico e un numero di parti contenuto, anche se in risalita rispetto al trend dello scorso anno. L’anno scorso il numero delle nascite era sceso a quota 140. L’auspicio è che la battaglia condotta sulla forma e sulla classificazione, pure importante, si sposti presto sulla sostanza della sanità. In ospedale e sul territorio. Per questo è importante che la politica si unisca alla manifestazione unitaria, promossa dal Tdm e dal Comune, che sarà presto riprogrammata.

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