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SULMONA – Il punto nascita dell’ospedale dell’Annunziata resta in attesa. Non proprio “dolce” per rimanere in tema. Mentre il Ministero è chiamato a vagliare il piano ospedaliero elaborato nelle scorse settimane dalla Regione Abruzzo, il reparto di maternità peligno si appresta a chiudere un’altra annata tra carenza di personale, turni aggiuntivi e numeri ridotti. Nell’anno che volge al termine sono circa 140 i nuovi “I804”, i nati cioè nell’ospedale cittadino. Il dato statistico ufficiale arriverà tra 48 ore ma quello che è certo è che il 2022 si piazza al di sotto della soglia dei 200 parti. E’ un dato che fa riflettere se si tiene conto dei parametri fissati nel decreto Lorenzin ma che non deve meravigliare. Nel senso che, come si sta facendo per i tribunali minori che poi minori non sono, la specificità territoriale è l’unico criterio che dovrebbe essere preso in considerazione dal momento che pure ospedali e punto nascita sono inseriti in un territorio orograficamente svantaggiato. Il “piano” predisposto dalla Regione per il mantenimento di ostetricia e ginecologia va proprio in questa direzione. L’analisi prende in considerazione tutti i comuni di residenza delle gestanti che hanno partorito nel presidio ospedaliero durante il triennio 2017-2019 (254, 237 e 205), provenienti da ben 73 diversi comuni. «L’eventuale chiusura del punto nascita comporterebbe il trasferimento della presa in carico delle gestanti e dei parti in punti nascite alternativi con la conseguenza di 175.210 km in più percorsi annualmente che causerebbero un aumento del numero di infortuni (inclusi quelli mortali) pari a 1,6/anno». Inoltre la Regione, per scongiurare la bocciatura, «si riserva di esprimersi con un provvedimento definitivo, entro 24 mesi dall’attuazione del documento di programmazione». Tuttavia politica e azienda sanitaria cadono in contraddizione in termini di investimenti sul reparto. Nella pianta organica al momento risultano in servizio quattro medici su sette di cui una specializzanda con contratto a tempo determinato. Da due anni nessuno paga i turni di lavoro aggiuntivi e lo strumentario rotto non viene ancora sostituito. La linea politica e aziendale, sancita nei documenti, bisogna tradurla nei fatti. E in tanto si resta.. in attesa.

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