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SULMONA – Fa discutere e non poco la chiusura del pre triage dell’ospedale di Sulmona, scattata da qualche giorno su disposizione dei vertici della struttura, ai fini delle diagnosi e prese in carico nel pronto soccorso di via Montesanto. La zona filtro, inaugurata nel 2021 senza bocchette d’ossigeno, quando la pandemia era entrata nel vivo già da un pezzo, è stata chiusa in via sperimentale per la normalizzazione della gestione dei pazienti positivi al virus. Questa almeno è la versione ufficiale. In realtà, per aggredire la carenza di personale e affrontare il cumulo di accessi, dai “piani alti” hanno deciso di delocalizzare l’infermiere che veniva assegnato al pre triage al vicino pronto soccorso al fine di dare manforte al reparto sempre sotto i riflettori. Una disposizione che ha già sollevato più di una reazione poichè rischia di aggravare il caos legato all’ubicazione del pronto soccorso e alle gestione delle attese che, nei momenti più concitati, si accumulano per le turnazioni con un solo medico e le consulenze a rilento degli altri reparti. La chiusura della zona filtro, peraltro, dirotta in pronto soccorso anche i congiunti dei pazienti che il più delle volte restano esasperati per venire a conoscenza della diagnosi e della filiera sanitaria da seguire. Meglio sarebbe stato, sempre secondo gli addetti ai lavori, chiudere l’area grigia per “recuperare” in pronto soccorso due unità anzichè una sola: un infermiere e un operatore socio-sanitario. D’altronde solo Sulmona conserva ancora la zona grigia che risulta soppressa perfino nell’ospedale di Castel Di Sangro. La sperimentazione è in corsa ma le prime 48 ore non avrebbero sortito l’effetto sperato.

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