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SULMONA – La deroga ministeriale potrebbe essere accordata da un momento all’altro ma delle attrezzature promesse, prima fra tutti la vasca per il parto in acqua, ancora nessuna traccia. Il reparto di maternità peligno continuerà a vivere. Si va verso la deroga ministeriale ma, allo stesso tempo, si torna a chiedere più dotazioni strumentali per un reparto che è tornato a infondere fiducia negli utenti. “Abbiamo fatto presente”- ha spiegato l’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci- “le prescrizioni Agenas relative alla necessità di attivazione permanente del trasporto aereo e quindi della impossibilità di chiudere Sulmona. Il ministero non ha obiettato la scelta, ma ci ha chiesto di presentare ufficialmente la richiesta di deroga che finora è stata regionale e che invece deve essere riconosciuta ministerialmente”. Lo stesso Paolucci però un anno fa a Onda Tg aveva annunciato l’attivazione del parto in acqua che non è mai arrivato. Da gennaio 2018 ad oggi sono 70 i parti effettuati dal punto nascita peligno mentre il report degli ultimi tre anni ha fatto registrare una lieve crescita, anche se si resta ancora molto lontani dalla soglia dei 500 parti annui, tenendo conto però di un’orografia che è propria di un territorio montano. Sono stati 255 i nuovi nati nel 2017. Nel 2016 sono nati 206 bebè. Nel 2015, invece, 195, con un aumento pari al 25 per cento.
Grazie a nuovi medici e agli sforzi del personale le future mamme stanno riacquistando fiducia in un reparto che l’aveva persa. Il mantenimento del punto nascita era già previsto nel piano sanitario regionale, l’atto che già spezzava una lancia a favore del reparto, applicando il principio della gerarchia delle fonti. Ma la deroga ministeriale concede un respiro ulteriore anche se di investimenti se ne possono ancora fare. Non c’è la vasca del parto in acqua ma nemmeno un ecografo, un colposcopio, un isteroscopio per non parlare del personale infermieristico.

Andrea D’Aurelio

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