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“La montagna abruzzese ha bisogno di interventi di sostegno rapidi ed efficaci. Ci sono fondi che sin dall’origine sono stati destinati alle revisioni e costruzione di impianti di risalita che per varie ragioni sono rimasti inutilizzati da decenni. In un momento simile non possono più restare inspiegabilmente chiusi nel cassetto e, secondo la nostra associazione, dovrebbero essere utilizzati per integrare il plafond di ristori che la Regione Abruzzo ha individuato per l’industria della montagna. Al presidente Marsilio abbiamo, quindi, chiesto di dirottare immediatamente i 3 milioni di euro della legge regionale 44 del 2004 per sostenere la crisi di liquidità che sta colpendo duramente tutte le stazioni invernali”. A spiegarlo è stato il presidente abruzzese dell’associazione delle aziende esercenti il trasporto a fune in concessione (Federfuni Abruzzo), Fabrizio Di Muzio, che insieme ai colleghi delle altre stazioni sciistiche abruzzesi si è confrontato nei giorni scorsi col presidente della Regione, Marco Marsilio, per individuare le soluzioni più rapide per integrare i ristori. “Dopo una stagione 2019-2020 che ha visto una carenza di precipitazioni nella prima parte e la chiusura totale nella seconda, una stagione di chiusura totale come la presente rischia di mettere finanziariamente in ginocchio molte stazioni che potrebbero non essere in grado di aprire neanche nella stagione 2021-2022. Per questa ragione al presidente Marsilio abbiamo chiesto di utilizzare subito per sostenere l’industria della montagna, che ha nel settore del trasporto a fune il suo traino, i fondi della Legge 44/2004 che non vengono utilizzati da oltre 17 anni e che sono regolarmente iscritti al bilancio della Regione.” ha sottolineato Di Muzio che al presidente della Regione ha anche inviato una lettera ufficiale. “Da marzo dello scorso anno gli impianti sono fermi a causa della pandemia e probabilmente resteranno così fino al prossimo mese di dicembre” ha aggiunto il presidente di Federfuni Abruzzo. “Un blocco di venti mesi che nessuno riuscirà a sostenere da solo. Ci sono, obbligatori, i costi di manutenzione degli impianti, di preparazione delle piste, legati alla sicurezza, all’innevamento programmato, al personale tecnico che è indispensabile per programmare l’avvio della stagione, ai canoni di concessione da corrispondere ai Comuni. Un impegno economico molto pesante: al 1 dicembre sono spesi e pagati oltre il 70% dei costi di gestione annuali, che devono essere compensati dal lavoro invernale”. A Marsilio, ha concluso, “abbiamo chiesto ogni sforzo possibile per sostenere la montagna abruzzese. Se ci sono fondi che in 17 anni nessuno ha speso essi dovrebbero essere dirottati immediatamente per questa che è una vera emergenza. Non si vive di sola cassa integrazione e le aziende da sole non ce la fanno più. Serve responsabilità, questo è il momento di scegliere se sostenere veramente chi traina il prodotto interno lordo delle aree interne della regione o se disperdere il grande capitale sociale costituito dalla rete di stazioni invernali abruzzesi che danno lavoro a migliaia di addetti”.

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