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Pubblichiamo di seguito una profonda riflessione del maestro, Alessandro Sabatini, sull’inquietante storia di Anversa degli Abruzzi

“Scusa Bruno.. Chi mi conosce sa che non è mio stile commentare, sui social, fatti di cronaca. Esistono gli opinionisti professionisti per questo e, talvolta anche gli amatori lo fanno. Persino meglio. Tuttavia, esternare alcune considerazioni, sentimenti più che altro, sulla triste nota vicenda di Castrovalva, mi aiuta ad esorcizzare il sentimento di impotenza che compare sì davanti alla morte ma che ti stordisce di dubbi quando la morte arriva da coloro a cui hai dato un nome ed un cognome. InQuando lessi, un anno fa, la notizia del rinvenimento di un cadavere (è terribile quanto questo sostantivo spersonalizzi l’essere umano…) in una caverna nei pressi di Castrovalva mi venne subito alla mente un film thriller francese sull’eugenetica girato nel 2000. Il titolo del film era “Fiumi di porpora”, una pellicola con un regia ed un cast di tutto rispetto che, ricordando bene, iniziava con una raccapricciante scena della scoperta, di un cadavere appunto, all’interno di una grotta aperta sul fianco di una alta parete rocciosa.
La rievocazione di quelle immagini ormai ventennale ha suscitato in me non di certo l’orrore, che pur sarebbe stato lecito, ma un denso e commosso sentimento di pietà. Non era un film stavolta ed a Castrovalva, casualmente, avevano rinvenuto il cadavere di un uomo abbandonato in un sacco a pelo. Era morto da giorni ed era lì solo. Solo. Solo. Soltanto solo. Non indossava vestiti, non aveva un nome e non aveva più nemmeno un volto. Gli animali dei boschi s’erano mangiato pure quello. Il volto ed il nome: gli elementi più cari a qualsiasi Dio di qualsiasi fede, erano stati cancellati per sempre dalla volontà degli uomini. Allora si pensò, anzi, si mal pensò, che si potesse trattare di un anziano pastore clandestino che scarsamente in vita parlasse la nostra lingua. O un fuggitivo? O peggio, un regolamento di conti della mafia dei pascoli. Nulla di così “leggero”. Tutto troppo scontato. Insomma, seguii con attenzione la vicenda, un po’ chiedendo informazioni presso gli amici giornalisti, un po’ origliando da quelle persone che sanno sempre tutto di tutti, anche dei morti. Tutti sapevano però poco o nulla anche perché la salma era stata “sequestrata” per le indagini in attesa (anche) di qualche anima pia che ne reclamasse le spoglie. Con il passare dei giorni, delle settimane, dei mesi provai a cercare notizie sulle esequie. Alla mia maniera di peccatore incallito, ho recitato qualche salmo per quello sfortunato e spero Dio se ne sia accorto. Una volta quel signore mi venne in sogno per via della tanta tenerezza che quel fattaccio mi aveva ispirato. Lo immaginavo, vivo, con le mani callose a guidare greggi tra i sassi di Frattura, con una barba ingiallita dalle Nazionali senza filtro e la puzza dei rutti da vino rosso che va verso l’aceto. Ero convinto di potere intercettare la notizia del funerale per poter raggiungere la chiesa e magari suonare l’organo quasi come se quella musica fosse un tributo per sdebitare tutta l’umanità per lo sgarro di avergli cancellato il nome.
Non sono stato bravo. Nemmeno i miei informatori sono stati bravi e non ho potuto fare quello che tanto avevo desiderato. È stato seppellito, in forma molto riservata, dopo molti mesi, nel cimitero di Anversa. Inumato nella nuda terra, l’unica che lo ha abbracciato e ne ha avuto pietà. A Gesù Cristo sulla croce venne appesa una tavoletta con il nome proprio e la provenienza: Jesus Nazarenus Rex Judaeorum. L’INRI sulla croce di quel povero peccatore, invece, recita così: “Soggetto ignoto”.Oggi ho saputo dai notiziari che quel signore si chiamava Bruno, che aveva 81 anni e che non era un pastore macedone ma un funzionario pubblico pugliese a riposo. Pare sia morto per cause naturali ed i figli lo hanno accompagnato, chiuso in un sacco a pelo, tra le rocce di Castrovalva. Non sono un un opinionista, si sa. Non ho nulla da dire sui figli . Forse tutti ci vendiamo. Per 30 denari o per 3000 euro. È solo questione di zeri e di questi affari si occuperanno i tribunali, umani e divini. Mi sento un po’ più felice nel sapere che anche egli aveva un nome ed una storia. Come la mia e come la tua che stai leggendo. Ciao Bruno e scusa se non ho fatto in tempo a suonare al tuo funerale ma, credimi, ti ho pensato tanto e sapere oggi, dopo un anno, che, forse, qualcuno ti ha voluto bene e desidera che le tue spoglie riposino in un camposanto dove può depositare un fiore mi rinfranca. Soprattutto sono contento perché l’ultimo capitolo che si racconterà di te sarà un nome su un marmo ed una foto, in compagnia di morti che conosci e senza la paura di essere mangiato dagli animali” (profilo facebook Alessandro Sabatini)

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