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L’AQUILA – Sarà pronunciata il prossimo 27 settembre la sentenza sui lavori di ristrutturazione del De Nino-Morandi di Sulmona, la cui sede storica risulta chiusa dal 17 ottobre 2014, per i sigilli posti dalla Guardia di Finanza dell’Aquila su disposizione della Procura della Repubblica. A dieci anni esatti dal sequestro si arriva a conclusione della vicenda giudiziaria, almeno in primo grado, per sette tecnici tra cui l’ex responsabile della Provincia dell’Aquila e il Rup, residente a Sulmona. Le accuse contestate sono di falso e truffa ai danni dello Stato. Per alcune posizioni si arriverà molto probabilmente alla prescrizione. Secondo la procura, sarebbero state commesse delle irregolarità nelle procedure di affidamento degli appalti, assegnati dall’amministrazione provinciale dell’Aquila. L’inchiesta, partita nel 2012, subì una svolta quando si incrociò con la vicenda di Massimo Tomeo, l’imprenditore vastese barricatosi più volte negli uffici della provincia dell’Aquila, a via Monte Cagno, per protestare per i mancati pagamenti, da parte di un’Ati, per prestazioni eseguite dalla sua impresa, la Mcr srl, ditta subappaltatrice nei lavori di messa in sicurezza del plesso De Nino – Morandi. Un castello delle accuse che gli avvocati difensori sono pronti a destituire in sede di discussione. Nella scorsa udienza sono stati sentiti gran parte degli imputati e hanno spiegato sostanzialmente che nessuna truffa si può contestare dal momento che le risorse erano in mano all’ente proprietario. Ne consegue che tra qualche mese si arriverà, finalmente, al termine del procedimento di primo grado mentre nessuna istanza di dissequestro risulta formalmente depositata. La Provincia la presenterà verosimilmente quando sarà in grado di tornare sul cantiere con le risorse umane e finanziarie. Dieci anni per fare un processo. Dieci anni per fare una gara d’appalto. Dieci per stare punto e a capo con il rumore giudiziario che si è pressocchè spento, aspettando la sentenza di settembre. Chissà se per quella data si riuscirà almeno ad aprire il cantiere o a bandire la gara d’appalto dopo il “gioco dell’oca” delle varie amministrazioni. Prima la Provincia soggetto attuatore. Poi la convenzione con il Provveditorato. Ed ora il dietrofront per i tempi biblici. Ne consegue che la popolazione scolastica è tornata a Sulmona, grazie soprattutto all’incessante pressing del comitato e di pochi altri, ma in una sede alternativa. Ancora chiusi i cancelli di via D’Andrea con quel mazzo di fiori che campeggia che, più che speranza, segna quasi il de profundis. Speriamo di no.

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