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SULMONA – Mozione di sfiducia o dimissioni. E’ questo il dilemma dell’ultima ora per le sorti dell’era Casini a Palazzo San Francesco. Mentre civici e dimasciani prendono tempo per assumere la decisione definitiva, che potrebbe anche svoltare per un nuovo accordo politico, domani il centrodestra si riunirà nel famoso tavolo, convocato per le ore 15.30, per discutere sia sul da farsi ma anche per pensare alla prossima campagna elettorale, quella che la città si troverà di fronte o a maggio 2020 o maggio 2021. A chiedere il summit delle forze di centrodestra era stata, nei giorni scorsi, la consigliera comunale Elisabetta Bianchi anche se una sollecitazione era arrivata alcuni mesi fa dal consigliere Tirabassi. La ricostruzione delle aree politiche di centrodestra, dopo l’avvento del civismo, resta una grande sfida. Domani, nel tavolo, ci sarà il primo tentativo. Nella riunione preliminare le questioni sul tavolo non sono di poco conto. Innanzitutto si discuterà degli indirizzi da dare ai consiglieri di centrodestra che occupano i banchi dell’opposizione. Poi c’è l’argomento più spinoso che è la scelta del candidato sindaco, fermo restando che anche se si votasse fra un anno, i tempi per iniziare una riflessione sono ormai maturi. La Lega intanto ha dato un’accelerata per lo scioglimento del Consiglio. L’iniziativa decisa nella tarda serata di ieri dai vertici regionali e locali del partito di proporre una mozione di sfiducia all’operato del sindaco ha lo scopo di “stanare” tutti i consiglieri comunali e le forze politiche presenti a palazzo San Francesco, che continuano a rimpallarsi responsabilità. Dalla Lega stanno cercando di far uscire allo scoperto coloro che invocano il ritorno alle urne ( i civici) ma, nel contempo, stanno tergiversando per staccare la spina alla Casini. Per presentare la mozione di sfiducia servono comunque sei firme e per l’approvazione ne servono nove. Tanto vale- come ha esordito qualche esponente di centrodestra- firmare le dimissioni contestuali davanti al Segretario Comunale. Si fa prima. Ma si sa che in politica tra il dire e il fare c’è di mezzo un oceano. Nella giornata di oggi si è registrato intanto il botta e risposta tra i consiglieri comunali Fabio Pingue e Maurizio Balassone e il Presidente Saca, Luigi Di Loreto, sull’uso della sede della partecipata per i summit politici. “Non si può fare a meno di ribadire ai vertici della Saca, al collegio sindacale della stessa e ai sindaci dei Comuni soci che la saca viene partecipata dagli enti locali, con i soldi dei cittadini, al fine esclusivo della tutela dell’interesse generale e non quale ‘longa manus’ delle prerogative elettoralistiche di gerosolimo e dei suoi alleati”- hanno fatto notare i due consiglieri mentre Di Loreto ha fatto notare che “in qualità di presidente, ovviamente, incontro ogni giorno cittadini e amministratori sia di maggioranza che di minoranza di tutti i Comuni che vengono a riferirmi problemi di ogni sorta relativi al servizio erogato, agli interventi che sono in programma, alle diverse opportunità di collaborazione. Nessuna riunione politica è mai stata tenuta presso la sede della società. La mia stanza è sempre aperta per tutti e nessuno può affermare il contrario”. Il riferimento è al vertice di ieri mattina fra civici e dimasciani. Se il luogo dell’incontro resta a questo punto un’incognita, sul contenuto c’è poco da discutere. I dimasciani, ma anche qualche consigliere civico che non era presente al summit a due, non hanno digerito la scelta del sindaco di nominare il nuovo Dirigente, senza un minimo di concertazione con la parte politica. Certo la Casini è rimasta sola a Palazzo e le procedure hanno i loro tempi tecnici. La sostanza non cambia ma il metodo in politica, la maggior parte delle volte, fa la differenza.

Andrea D’Aurelio

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