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SULMONA – “Tra fellonie, smemoratezze e qualche faccia di bronzo”. Comincia così la risposta al vetriolo che arriva dalla maggioranza consiliare di Palazzo San Francesco sul caso Cogesa dopo la richiesta delle dimissioni del sindaco che la minoranza aveva fatto lo scorso sabato. La maggioranza non risparmia nessuno e ripercorre tutte le tappe. Sul piano politico va rilevato che la consigliera comunale, Caterina Di Rienzo, non ha firmato il documento. Non un particolare di poco conto. Di seguito il documento: ‘apprendiamo, non senza sconcerto, che la minoranza consiliare, nella sua nuova e recentissima composizione (che si avvale dell’apporto aggiuntivo del Consigliere Proietti), chiede al Sindaco Di Piero di “fare un passo indietro dal ruolo che oggi ricopre”, a causa della pesante situazione di Cogesa e del rischio di fallimento che sulla stessa incombe.

I consiglieri in argomento, in sostanza, giudicano sconsiderata la scelta del Sindaco Di Piero e di altri Sindaci del territorio di revocare il CDA della Società in quanto la stessa realizzerebbe il rischio di “far liquidare il Cogesa e far perdere a questo territorio l’autonomia di gestione di una importante società per lo smaltimento dei rifiuti”. I premurosi e solerti consiglieri di minoranza aggiungono, nel comunicato, che “il rischio di imprenditori e società di fuori pronte a sostituirsi è dietro l’angolo”.

A mero titolo di premessa, va evidenziato che il Consiglio di Amministrazione di Cogesa, in occasione dell’assemblea del 12 dicembre u.s., a fronte dei pesanti addebiti che emergevano dal dibattito assembleare e della oggettiva ed incontrovertibile crisi finanziaria della Società e in relazione alla sostanziale sfiducia dell’assemblea dei soci (compresa quella di alcuni Sindaci che, poi, magicamente hanno fatto marcia indietro), avevano annunciato le proprie dimissioni, salvo poi, tre giorni dopo, recarsi dal notaio e dare seguito, furbescamente, ad una procedura che gli avrebbe garantito la sostanziale inamovibilità, già deliberata a fine novembre e taciuta ai Sindaci soci. La scelta di revocare il CDA, adottata nella seduta del 30 dicembre, si poneva quale unica soluzione per invertire una rovinosa rotta, il cui unico rimedio non poteva non coincidere con la scelta di affidare la “governance” della Società ad un professionista di comprovata esperienza e di elevata professionalità, individuato nella persona del Dott. Franco Gerardini.

Venendo al merito della presa di posizione dei consiglieri di minoranza, non si può omettere di rilevare che gli stessi, che oggi lanciano strali al Sindaco e alla maggioranza, hanno inteso disertare la seduta del Consiglio Comunale del 6 febbraio u.s., appositamente convocata per affrontare e discutere la questione Cogesa. In quella sede, il Consiglio Comunale, all’esito di un lungo ed articolato dibattito, ha votato, all’unanimità (anche con il voto del Consigliere Proietti), un documento con il quale si demandava al Sindaco e alla Giunta una serie di adempimenti in linea con le iniziative intraprese (“governance” di elevata professionalità, riorganizzazione aziendale, esercizio del potere – dovere di controllo sulla società, minore quantità e migliore qualità dei rifiuti provenienti da L’Aquila, vigilanza sulla salute pubblica e sull’impatto ambientale, adesione alla strategia “rifiuti zero”).

Inoltre, è opportuno rimarcare che il Consigliere Maurizio Proietti, che oggi invoca le dimissioni del Sindaco, con un comunicato del 16 gennaio, evidenziando i pericoli per la salute connessi alla presenza sul territorio dell’impianto e della discarica, muoveva l’auspicio che il dibattito si incentrasse su temi rilevanti (quale quello della salute), e che “Gerardini svolga il suo compito”; lo stesso consigliere si era reso promotore della costituzione di parte civile nel giudizio per reati ambientali che pende presso il Tribunale di Sulmona e che vede imputata anche la “governance” di Cogesa degli ultimi anni. Pertanto, si resta basiti di fronte a questo inopinato mutamento di rotta.

L’assenza dei consiglieri di minoranza alla seduta sul Cogesa è unicamente da ricondurre all’imbarazzo di doversi misurare su un tema che coinvolge direttamente la loro responsabilità. Come non ricordare al Consigliere Vittorio Masci la sua dura presa di posizione sull’accordo “Biondi- Gerosolimo” che ha dato vita al CDA che il Sindaco Di Piero ha inteso revocare? Allora si dimise dall’incarico di Coordinatore di Fratelli d’Italia denunciando “un disinvolto uso della cosa pubblica, spesso finalizzato all’acquisizione del consenso elettorale attraverso assunzioni e promesse di assunzioni, sprechi, bilanci non veritieri, enormi perdite al cui ripianamento saranno chiamati a contribuire i nostri cittadini” ed oggi chiede le dimissioni del Sindaco, responsabile, a suo dire, del disastro di Cogesa.

Come non ricordare agli immemori consiglieri Di Rocco, Santilli e Zavarella la loro tacita e colpevole acquiescenza di fronte ai bilanci in rosso di Cogesa e ad una gestione oggettivamente inadeguata e clientelare, perpetuatasi negli anni, rispetto alla quale non hanno inteso esercitare, da consiglieri della precedente amministrazione, nessuna forma di controllo ed oggi si ergono a paladini di una legalità da loro ignominiosamente ignorata in anni di sterile ed insignificante presenza a Palazzo San Francesco?

Come non ricordare al consigliere Gerosolimo, puntualmente assente in Consiglio Comunale ma indefessamente attivo nella costruzione di trame mirate all’acquisizione del potere, che la gestione del Cogesa degli ultimi anni lo vede come principale artefice e protagonista? Come pensa di potersi esimere dalle pesanti responsabilità del ruolo politico da lui esercitato?

La maggioranza consiliare non ha nulla da temere dalla rimessione degli atti alla competente Procura della Repubblica ed auspica che si faccia finalmente giustizia su questo ed altri temi che coinvolgono la politica cittadina e territoriale.

La verità risiede, invece, nel semplice fatto che l’unico sussulto di dignità, nella ricostruzione, morale prima ancora che finanziaria, della sventurata Società Cogesa, coincide con la scelta del Dott. Franco Gerardini, che, operando in termini di assoluta gratuità, si è trovato di fonte ad una realtà con milioni di debiti e di crediti, alla mancanza di ben 26 convenzioni di servizio con i Comuni, ad un terzo del personale dipendente adibito a mansioni superiori e non compatibili con il profilo di inquadramento, e, a tacer d’altro, ad un contratto con la società aquilana ASM che grida vendetta per il costo irrisorio di una gran quantità di rifiuti che si possono definire indifferenziati per mero eufemismo in quanto affluiscono, quotidianamente, all’impianto di Noce Mattei rifiuti della più disparata tipologia, come denunciato e contestato dal Dott. Gerardini in poche settimane di attività e da nessun altro prima di lui. E’ opportuno far rilevare che si tratta di circa 22.000 tonnellate su un totale di circa 33.000 che vengono conferite annualmente da tutti i Comuni soci.

Dove erano i consiglieri di minoranza e il CDA di Cogesa quando i membri del Comitato delle Marane lamentavano, inascoltati, il persistente e mefitico tanfo proveniente dall’impianto di Noce Mattei?

La pertinace ostinazione nel rimuovere il Dott. Franco Gerardini dall’incarico di Amministratore Unico di Cogesa, pretesa ed invocata con reiterate diffide ed azioni giudiziarie, è frutto di un rinnovato “pactum sceleris” che vuole che non si faccia chiarezza sulla gestione della Società e che si perpetui una politica devastante, che vuole ridurre Sulmona a ricettacolo dei rifiuti e forse, attraverso il fallimento di Cogesa, aprire la porta ad investitori privati che non terranno in minima considerazione la qualità della vita e dell’ambiente della nostra comunità.

Così, tra fellonie, smemoratezze e qualche faccia di bronzo, apprendiamo che il disastro di Cogesa è stato determinato dal Sindaco Di Piero e da qualche altro Sindaco del territorio ma teniamo a precisare alla minoranza consiliare che, coerentemente agli impegni assunti in campagna elettorale, continueremo ad operare affinché questa importante società partecipata non ricada nel gorgo della lottizzazione politica e degli “accordicchi” di potere finalizzati a perpetuare una gestione disastrosa ed unicamente mirata all’acquisizione del consenso di qualche spregiudicato protagonista della politica locale, a disdoro dell’interesse generale e della qualità della vita della nostra comunità”

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