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SULMONA – Un altro detenuto è stato trasportato questa mattina all’ospedale di Sulmona dopo la comparsa di sintomatologia riconducibile al Covid-19. Salgono a tre i reclusi in attesa di collocazione che si trovano nel vecchio pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona. Da quanto si è appreso l’uomo sarebbe cardiopatico e soffriva quindi di patologie pregresse. I sanitari hanno effettuato tutti gli accertamenti del caso nonché la diagnosi. Il tampone ha dato esito positivo. Il focolaio divampato dietro le sbarre ha assunto contorni preoccupanti con 66 detenuti positivi, compreso il caso di questa mattina, e sei agenti. Parla di “situazione drammatica” il Segretario Uil Pa Polizia Penitenziaria, Mauro Nardella. Per ogni detenuto che chiede le cure ospedaliere ci sono due o tre agenti a sorvegliare nel nosocomio con il rischio di creare un imbuto senza uscita. L’area dell’ex pronto soccorso non è mai stata attrezzata per i pazienti Covid, figuriamoci per i detenuti. Si pagano quindi i ritardi dell’allestimento di un reparto dedicato all’isolamento dei detenuti. “Da qui – scrive Nardella – la rabbia nel non aver visto accettare l’unica proposta che avrebbe potuto rendere tutto molto meno complicato. Infatti da tempo la Uil, la cui proposta è stata successivamente avallata dalla Direzione del carcere, ha chiesto l’istituzione di un reparto ad oc nell’eventualità ci fossero stati casi di positività tra i detenuti. So che il provveditore regionale non si è opposto. Mi chiedo a questo punto, però, il motivo per cui ciò non sia stato fatto. Se la richiesta di conversione del reparto collaboratori fosse stata accettata avremmo da subito potuto contare su decine e decine di posti letto. Il tutto in un contesto ideale visto che il reparto collaboratori si trova ubicato in un luogo isolato dal resto delle aree detentive”. Sono tempi duri anche per gli agenti penitenziari che, entrando nell’area triage, indossano i dispositivi per tutte le otto ore di servizio, senza nemmeno poter andare in bagno vista la carenza di tute per i sanitari. Una situazione al limite del paradosso.

Andrea D’Aurelio

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