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“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Art. 3 Costituzione Italiana Partendo dalla lettura di uno dei più significativi articoli della nostra Costituzione, è lecito porsi spunti di riflessione: quanta uguaglianza e misure correttive vengono garantite ad oggi? Gli ultimi dati ISTAT danno un quadro ben chiaro e molto preoccupante della situazione lavorativa del nostro Paese che purtroppo non vede garantita a pieno quella uguaglianza sancita dai Principi Fondamentali. Il lavoro al femminile trova le maggiori difficoltà nell’assenza di servizi sufficienti a fornire sostegno nello svolgimento di quel ruolo assistenziale che ancora oggi viene a loro demandato. Trovano difficoltà nel mantenere la propria posizione lavorativa nel momento in cui decidono di essere madri, in quanto gli istituti previdenziali a sostegno della genitorialità non risultano equamente elargito, portando i datori di lavoro a considerare le lavoratrici come coloro che più si assenteranno dall’attività privilegiando così l’assunzione di un collega di sesso maschile. Questo porta le donne a svolgere lavori più precari, a svolgere lavori part-time e alla decisione di lasciare il lavoro nel peggiore dei casi. Il Coordinamento Donne UIL L’Aquila vuole allora sostenere un cambio di paradigma che veda investimenti nel lavoro femminile più che un aumento delle loro tutele in maniera da poter equiparare quella forbice di oneri assistenziali nei confronto di bambini ed anziani e portare in campo la possibilità di maggiore contributo delle donne nel mondo del lavoro. Accogliendo con favore il testo approvato dal Parlamento Europeo lo scorso 21 gennaio 2021 – “Strategia dell’UE per la parità di genere”, il Coordinamento si augura un radicale cambio di rotta che possa essere spinta propulsiva per la nostra economia. Tuttavia, facendo un focus sul periodo pandemico che stiamo attraversando, i dati ufficiali certificano che la crisi del lavoro si declina soprattutto al femminile. Ad essere penalizzate di più dalla prima ondata della pandemia e dal lockdown primaverile sono state le donne, costrette a “tornare a casa” dopo decenni di lotte e conquiste (parziali) in direzione opposta. Le statistiche elaborate dalla “Fondazione studi consulenti del lavoro”, raccontano che nel secondo trimestre del 2020 si sono contate 470 mila donne occupate in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo del 4,7 per cento. Mentre l’occupazione maschile ha fatto registrare una maggiore tenuta, con un decremento del 2,7 percento (pari a 371 mila occupati in meno). L’impatto più negativo sul lavoro al femminile si è avuto nell’occupazione a termine (-22,7%), nel lavoro autonomo (-5,1%), nelle forme part-time (-7,4%) e nel settore dei servizi dove la presenza delle donne lavoratrici tocca percentuali al di sopra del 50%. Le prospettive per il prossimo futuro non sono incoraggianti ed il Coordinamento Donne UIL L’Aquila guarda con preoccupazione la fine del blocco dei licenziamenti e le conseguenze che la stessa avrà sull’occupazione a tempo indeterminato. L’impatto differenziato avuto dalla crisi nei primi mesi dell’anno suona come un campanello dall’allarme sugli ulteriori effetti che potrebbero derivare per l’occupazione femminile, alla luce dell’emergenza sanitaria riesplosa nelle forme più drammatiche

 

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