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SULMONA – Un libro che potrebbe suscitare o sicuramente  susciterà polemiche tra aquilani e sulmonesi, è il saggio presentato  a Sulmona nella sala convegni dell’Archivio di Stato.

“Aquilani e L’Aquilani” il titolo,  Fabio Valerio Maiorano l’autore. Studioso di storia e di araldica, Maiorano  non  è nuovo a pubblicazioni  di notevole valenza culturale.  E’ un saggio dal  titolo che investe in pieno la città dell’Aquila, ma soprattutto gli aquilani, anzi quegli aquilani che, per rendere più importante la storia di questa, pur nobile città e forse se stessi, raccontano e scrivono pagine di storia  . .  come dire “accomodate” o ad usum delphini, trascurando pagine e pagine di storia gloriosa scritte da grandi aquilani e che rendono verità dei trascorsi della  città.

“Chi scrive di storia ha il dovere di riportare la verità” – sostiene Maiorano -  smontando con la forza dei documenti e della certezza delle fonti le  false ricostruzioni storiche, falsi miti e leggende.

Come dicevamo, il libro è stato presentato  nella sede dell’Archivio di Stato, sala piena, raramente riscontrabile nella  presentazione di un libro. Dopo breve introduzione da parte di Franco Cavallone, presidente dell’Accademia degli Agghiacciati, editore del libro, e di Domenico Taglieri, vicepresidente della Fondazione Carispaq, che ha sostenuto la pubblicazione del volume, il giornalista Franco Avallone ha tenuto un’originale relazione, sostanziata in una sorta di dialogo od intervista all’autore.

Il titolo del volume nasce dalla questione dell’articolo determinativo legato a un articolo di legge. “L’Aquilani” sono coloro che scrivono di L’Aquila, de L’Aquila, a L’Aquila, ignorando le regole della grammatica sulle preposizioni articolate e nulla sanno del decreto regio del ‘39.

Una penna arguta, pungente, ironica, quella di Maiorano il cui stile, con qualche sforzo potremmo anche definire garbato,  talvolta velenoso, come egli stesso dice,  mai cattivo.

Maiorano chiama Aquilani, invece, quelli che amano davvero la loro città e ne raccontano la storia con onestà intellettuale e la forza di verità documentate.

“Un titolo indovinato per un libro in cui appare la curiosità giornalistica di Maiorano di andare a cercare il particolare col gusto di correggere l’errore scovato”ha sottolineato Avallone, che inserisce Maiorano tra gli “aquilani”, affermando che “non è un libro contro nessuno” anche se ritiene che “non sia un atto d’amore per la città”.

Un libro da leggere dunque per apprezzare la sottile ironia dell’autore e giustapporre i momenti fondamentali della storia, ripetiamo pur gloriosa,  della città dell’Aquila.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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