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Sulmona celebra Sant’Agata, la martire che sfidò il potere per amore di Dio

Una folla di fedeli ha partecipato lo scorso 5 Febbraio alla festa di Sant’Agata, la vergine e martire che visse nel III secolo in Sicilia, e che è la patrona della parrocchia omonima di Sulmona. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo mons. Michele Fusco, che ha ricordato la testimonianza di fede e di coraggio di questa giovane donna, che preferì morire piuttosto che rinunciare al suo amore per Cristo.

“Sant’Agata ci dice, ancora oggi, quanto un cristiano possa essere credibile solo fidandosi di Dio e vivendo in maniera coerente il Vangelo”, ha affermato il presule, sottolineando che la santa è un modello di libertà e di resistenza al male. “Agata ci insegna che scegliere Dio significa avere il coraggio di coltivare sogni straordinari, di andare controcorrente, di non cedere alla pigrizia dei tiepidi che si adagiano nelle loro situazioni comode. Agata è una donna libera, non ha paura, si ribella: ella ha fondato sul Vangelo la sua libertà”, ha aggiunto.

La storia di Sant’Agata è nota per le sue sofferenze e per i miracoli che le furono attribuiti. Nata in una famiglia nobile e cristiana, fu perseguitata dal governatore romano Quinziano, che la voleva sposare contro la sua volontà. Rifiutato il suo amore, Quinziano la fece arrestare e torturare, facendole strappare il seno e bruciare il corpo. Ma Agata non cedette e invocò il Signore, che le mandò un angelo a consolarla e a guarirla. Infine, morì in carcere, pregando per la sua città, Catania, che fu poi salvata da un’eruzione dell’Etna grazie alla sua intercessione.

La devozione a Sant’Agata si diffuse in tutta Italia e in particolare in Abruzzo, dove la sua reliquia fu portata da un monaco nel IX secolo. A Sulmona, la sua festa è celebrata dal 1622, quando fu eretta la parrocchia a lei dedicata. Ogni anno, il 5 febbraio, i parrocchiani le rendono omaggio con una processione, con l’offerta della cera e con la benedizione delle tradizionali “cioffe”, il dolce tipico che da decenni accompagna la festa. Si tratta di una sorta di ciambella fatta con farina, patate e zucchero, che simboleggia la purezza e la dolcezza della santa.

La festa di Sant’Agata è anche un’occasione di solidarietà e di condivisione, soprattutto in questo tempo di pandemia, che ha messo a dura prova la comunità. Il vescovo ha infatti invitato i fedeli a sostenere le iniziative della Caritas diocesana e delle associazioni di volontariato, che si occupano dei bisogni dei più poveri e dei più fragili. Inoltre, ha ricordato le donne che sono vittime di violenza e di discriminazione, e che trovano in Sant’Agata un esempio di forza e di dignità. “Sant’Agata canta alla speranza, ci dice che il bene vince sul male, che l’amore vince sulla morte, che Dio è con noi e non ci abbandona mai”, ha concluso il vescovo, augurando a tutti una buona festa.

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