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Cosa sono diventate COGESA e SACA, società pubbliche partecipate dai Comuni del comprensorio che assicurano importanti servizi -ecologici ed ambientali la prima, ed idrico integrato la seconda- che amministratori lungimiranti seppero creare come consorzi dei Comuni del Centro Abruzzo oltre 20 anni fa, garantendone sempre una gestione unitaria al fine di sottrarle a speculazioni di carattere politico?

Per non parlare del CONSORZIO DI BONIFICA più volte commissariato e salvato oggi sull’orlo dell’abisso con un intervento di 870.000€ (soldi dei contribuenti) da parte della Regione!

Oggi, con l’avvento ai vertici delle società di servizi di esponenti del c.d. movimento “civico” che, oltre ad averci consegnato questa infausta amministrazione cittadina, interrompendo la regola della gestione unitaria per affermarne una basata sul criterio maggioritario con propri uomini di fiducia, sta rivelando tutta la fragilità gestionale del settore messo a rischio della propria sopravvivenza.

Ma andiamo nello specifico.

Il Cogesa, dopo mesi di ritardi e traversie di ordine giudiziario del suo Amministratore Unico, è costretto dalla competente società di revisione esterna, a rivedere il suo bilancio consuntivo 2019, ammettendo infine una perdita di 1.500.000 di euro, dopo aver tentato di farne approvare ben due con gli utili.

Dove era la sindaca di Sulmona che in qualità di Presidente del “Comitato di Controllo Analogo” avrebbe dovuto esercitare una qualche forma di controllo?

Tutti silenti (tranne poche lodevoli eccezioni quali il Sindaco di Pacentro e quello di Campo di Giove), evidentemente allineati a logiche di parte, mettendo così a rischio di fallimenti inimmaginabili il comparto dei rifiuti di vitale importanza per il corretto svolgimento della vita delle comunità rappresentate.

Per quanto riguarda la SACA, dopo che è esploso lo scandalo delle progressioni di livello nell’inquadramento del personale dipendente che non ne aveva titolo per mancanza di requisiti di legge – come affermato dall’ l’Organo Regionale (ERSI), con competenze tra l’altro di controllo analogo, ed ampiamente documentato sulla stampa, con seri rischi di revoca dell’affidamento diretto del servizio – assistiamo alle risibili giustificazioni del suo Presidente: quest’ultimo, invece di vestire i panni dell’Amministratore di una società pubblica, svestendo quelli dell’uomo di parte e assicurando che si provvederà ad attenersi alle disposizioni dell’Organo sovraordinato per non correre alcun pericolo di “chiudere  baracca e burattini”, si lancia in una invettiva di carattere politico senza alcuna attinenza alla realtà di quanto contestato alla società. Ed usa, contro chi denuncia, argomentazioni del tipo “lo hanno fatto anche altri precedenti amministratori”, omettendo volutamente di riferire che erano situazioni assolutamente incomparabili, per tempi e modalità di gestione del servizio.

In merito, peraltro, ci tocca ancora porre qualche domanda alla sindaca di Sulmona che, in qualità di capofila tra i comuni soci, come comune più grande, qualche responsabilità in più deve averne.

Sapeva cosa stesse succedendo alla SACA e, se ignorava (come siamo portati a credere considerati i trascorsi della sua amministrazione), alla luce di quanto finalmente venuto a galla, quali misure intende adottare per scongiurare la fine della società con la minacciata revoca dell’affidamento diretto del servizio? Non sarà il caso di chiedere garanzie in merito più probanti delle semplici rassicurazioni verbali da parte di amministratori dimostratisi quanto meno “distratti”?

Ed ancora: tra i beneficiati della indebita promozione (due livelli, da settimo a “Quadro”) c’è o non c’è l’Assessore Zavarella che avrebbe rivendicato anche la ragguardevole somma di ben 91.000 Euro?.

Parliamo proprio dello stesso personaggio, orgogliosamente giardiniere, che si prodiga per la cittadinanza sulmonese strumentalmente, a fini di propaganda elettorale, facendo strame del nobile concetto del volontariato?

Il volontariato autentico, ci piace ribadirlo, non si presta a strumentalizzazioni di parte o personalistiche, non si avvale delle prestazioni di imprese che ricevono commesse pubbliche con affidamenti diretti e che potrebbero partecipare direttamente o indirettamente a competizioni elettorali, competizioni rispetto alle quali resta assolutamente estraneo.

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