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BGUK_2475957 - Madrid, SPAIN - More than a hundred people, many of them Iranians, have gathered this afternoon in Plaza de Callao in Madrid to show their support for Iranian women and the people of Iran who claim their rights in the protests unleashed by the death of Masha Amini, after being arrested for not wearing the veil. Pictured: Iranians residing in Spain BACKGRID UK 1 OCTOBER 2022 UK: +44 208 344 2007 / uksales@backgrid.com USA: +1 310 798 9111 / usasales@backgrid.com *UK Clients - Pictures Containing Children Please Pixelate Face Prior To Publication* (Madrid - 2022-10-01, RIGO / ipa-agency.net) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Il Coordinamento Donne UIL L’Aquila dedicherà questo 8 marzo alle donne iraniane, per ricordare a tutti l’incredibile esempio di perseveranza e tenacia che stanno impartendo al mondo ed esprimere la propria solidarietà alla loro causa. I diritti delle donne sono diritti umani e per questo tutta la UIL l’Aquila in questo 8 marzo grida “Jin, jiyan, azadî” (donna, vita, libertà).

L’8 marzo 1979, pochi giorni dopo la presa del potere da parte da parte dell’ayatollah Khomeini in Iran, tutte le donne senza velo vennero espulse dagli uffici, dalle università e dalle strade. Alcune di loro avevano combattuto a fianco dei rivoluzionari contro lo scià Mohammad Reza Pahlavi e avevano creduto in una promessa di libertà. Anche lo scià, infatti, aveva usato le donne e i loro corpi come tassello politico: aveva imposto la rimozione del velo e concesso l’ammissione all’università di Teheran, ma senza concedere il voto né modificare le norme che sancivano privilegi maschili in fatto di diritto matrimoniale e familiare.

Da quell’8 marzo – che strane simmetrie crea il destino! – le donne iraniane, che già avevano subito le ingiustizie del regime dello scià, iniziarono la loro rivolta gridando che “La libertà non è né occidentale né orientale, è universale!” e chiedendo il ritiro della norma sul velo obbligatorio. La giornalista Alice Schwarzer che in quei giorni era lì racconta che “Tra loro c’erano anche donne velate. Una di loro spiegò alla nostra telecamera: Sono una musulmana devota, ma preferisco togliermi il velo piuttosto che vivere in uno Stato dove il velo è obbligatorio!”.

Sono passati 44 anni la storia ci ha portato di nuovo lì, in piazza a Teheran, per vedere ancora le giovani donne iraniane protestare per la loro libertà, per i propri diritti negati. Si tolgono il velo e marciano con i capelli al vento e al loro fianco ci sono ci sono tutti: gli uomini, i giovani e gli anziani di tutte le etnie del paese.

La repressione è violenta e spregiudicata – si pensi all’intossicazione delle 650 studentesse, oltre ai morti nelle piazze, alle incarcerazioni sommarie e indiscriminate, alle impiccagioni pubbliche– e l’attenzione da parte degli osservatori e dei commentatori internazionali non riesce a catalizzare sulla “questione iraniana” l’impegno civile e politico che meriterebbe.

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