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Avete mai sentito parlare dell’homunculus? Questo “omino” è raffigurato come un disegno capovolto del corpo umano, adagiato, dalla punta dei piedi alla testa, su una porzione della corteccia cerebrale che controlla il movimento. Wilder Penfield, neurochirurgo canadese-americano, ha creato la metafora dell’homunculus negli anni trenta, dopo aver mappato le aree del cervello umano utilizzando la stimolazione elettrica diretta su pazienti svegli. Da questo lavoro, un’infermiera che lavorava con Penfield creò una delle illustrazioni più iconiche della scienza. Essa mostra l’homunculus disteso sulla superficie del cervello, un piccolo corpo con bocca, mani e piedi ingranditi, ogni parte esagerata in proporzione alla quantità di territorio neurale occupato. Le rappresentazioni tridimensionali dell’homunculus realizzate in seguito lo raffigurano come un grottesco folletto calvo, con labbra, mani e piedi enormi. Questa creatura un po’ spaventosa è presente in tutti i testi di neuroscienze. La figura distorta rappresentava un aspetto chiave dell’organizzazione cerebrale: la stimolazione delle opportune aree cerebrali della corteccia motoria (che genera i segnali per dirigere i movimenti del corpo) suscitava le attese contrazioni dei muscoli del piede, della mano o del viso. Le tecniche di neuroimaging, analogamente, associano il movimento di una mano o di un dito del piede all’area cerebrale corrispondente; e i danni causati da un ictus impediscono il movimento della parte del corpo prevista in base all’area cerebrale lesa. Alla luce di tutto ciò, qualsiasi nuova ricerca su quest’area cerebrale sembrava un’impresa impossibile. L’area era stata mappata in modo definitivo 90 anni fa. La classica metafora presente in ogni testo di neuroscienze, dell'”omino nel cervello” che controlla i movimenti del corpo, non regge a nuovi studi che indicano una realtà più sfumata e complessa, e nuove connessioni tra mente e corpo. Uno studio, infatti, condotto dal dottor Dosenbach della Washington University School of Medicine di St. Louis mostra che quella di Penfield è una teoria superata, che, dopo 90 anni, il modello classico dell’homunculus era pronto per il pensionamento. Grazie all’utilizzo di un tipo speciale di risonanza magnetica che identifica le reti cerebrali dedicate a una particolare funzione, le immagini mostravano tre aree interconnesse fra loro, e precedentemente non documentate, proprio nella sezione della corteccia motoria corrispondente all’homunculus. Invece di una rappresentazione continua dei movimenti del corpo dalla testa alla punta dei piedi in un unico homunculus, i risultati mostrano che questa rappresentazione neurale del corpo è suddivisa in tre sezioni: una per i piedi, un’altra per le mani e una terza per la bocca. A separare o affiancare queste aree si trovano le posizioni dei misteriosi tre punti. Tutti e tre si sono rivelati interconnessi e sono responsabili di una serie di compiti, tra cui la pianificazione e la regolazione degli organi interni, e si attivano persino quando una persona sta solo pensando di fare un movimento; in sostanza, formano un collegamento tra mente e corpo.

Tre punti colorati su ciascuna metà del cervello indicano le regioni delle aree motorie che si collegano ad altre, coinvolte nel pensiero, nella pianificazione e nel controllo delle funzioni corporee di base come la frequenza cardiaca. Quanto più caldo è il colore, tanto più fitte sono le connessioni. Secondo gli autori, questi siti rappresentano un nesso tra il corpo e la mente

Questa rete, che è stata chiamata rete di azione somatocognitiva (SCAN,Somato-Cognitive Action Network), esegue piani per muovere l’intero corpo. Integra mente e corpo collegandosi ad altre regioni cerebrali che controllano la frequenza cardiaca, la respirazione, la tensione muscolare e persino le “farfalle nello stomaco”, tutti elementi che forniscono un feedback per pianificare le azioni future: ecco cosa serve per evitare quel mal di stomaco o quello strappo la prossima volta. Lo SCAN si collega anche a regioni importanti per l’energia e la motivazione, il cui danneggiamento può indurre apatia. Il riconoscimento che il controllo del corpo e l’attività motoria sono rappresentati da uno stesso circuito cerebrale aiuta a spiegare perché gli stati della mente e del corpo interagiscono così spesso. Gli effetti positivi dell’esercizio fisico o della stimolazione elettrica della corteccia motoria per alleviare il dolore cronico iniziano ad apparire sensati quando ci si rende conto che il dolore e i movimenti del corpo intero sono controllati dalla stessa rete cerebrale. Se l’eccitazione e l’avvio di alcune azioni fisiche fanno parte della stessa rete, sembra anche meno paradossale il fatto di trattare con stimolanti le difficoltà a rimanere concentrati su un compito e l’iperattività. Nel complesso, i risultati indicano che “l’homunculus è nudo”. L’homunculus probabilmente è vissuto fino a 90 anni perché tutti amano le belle storie. L’immagine della figura distorta dell’homunculus, con labbra e mani fuori misura, era così avvincente che ha assunto una vita propria. Nel suo libro Penfield sottolineava che l’homunculus era principalmente un modello per insegnare agli studenti di medicina; che non doveva essere sovrainterpretato. Questo avvertimento non è mai stato inserito nei libri di testo.

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