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Sabato 10 febbraio al Teatro D’Andrea andrà in scena lo spettacolo Caprò, la storia di un contadino abruzzese cresciuto nell’amore ostile dei suoi genitori, e nell’attaccamento viscerale alla terra, in assenza di sogni e desideri; vive, in età adulta e senza comprenderli appieno, quelli riflessi del giovane fratello, anima inquieta e sensibile. La sua vita, sempre ai margini della consapevolezza, si muove per inerzia sul terreno spianato dal gretto modello paterno, scandita dal moto regolare delle stagioni. E quando accadrà qualcosa che inceppa il suo asettico e protettivo pendolo interiore, una illusoria fuga lo soccorrerà dallo smarrimento e dall’incapacità di sopravvivere all’imponderabile. La vicenda tragica di Cαprò incrocerà l’immane tragedia del naufragio del bastimento inglese “Utopia” che nel 1891 s’inabissò al largo di Gilbilterra provocando la morte di circa 600 immigrati, per lo più contadini italiani, in viaggio verso gli Stati Uniti. A bordo anche 14 contadini abruzzesi di Fraine in provincia di Chieti. Il fatto storico e l’emigrazione restano sullo sfondo, quello di fine 800. Lo smarrimento di un solo uomo, una solitudine, un anonimo contadino che si agita su un fazzoletto di terra con i pochi oggetti che scandiscono la sua vita. È su quel pezzo di terra che si compie il suo vero naufragio in attesa di quello che lo consegnerà alla storia. Una piccola vicenda umana dunque, ancora sommersa in qualche fondale, forse immaginaria o forse no, che riemerge dal tenero e rabbioso racconto del protagonista: un uomo di più di un secolo fa, con i suoi conflitti, le sue fragilità, le sue responsabilità, le sue colpe, le sue punizioni. Non un eroe quindi, ma un eroe tragico.

Sabato 10 febbraio alle ore 17.45 Caprò sarà il quinto spettacolo in abbonamento, con la regia di Edoardo Oliva e la produzione del Teatro Immediato

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