Dodici ore di lavoro, anche in reparti distinti, per sopperire alle carenze del sistema. Accade nell’ospedale di Sulmona che resta in affanno per la cronica e annosa carenza di personale e per un piano ferie che non riesce a trovare la quadra. I ritmi di lavoro restano estenuanti e costringono gli operatori sanitari, soprattutto oss e infermieri, a fare gli “straordinari” pur di riempire il vulnus delle piante organiche, aggravato dall’ondata estiva che non ha risparmiato il nosocomio peligno. Il caso emblematico riguarda la medicina che prova a respirare dopo il vasto focolaio che ha fatto riscontrare 13 positività, otto delle quali sui pazienti in carico al reparto. La pressione si sta man mano allentando nel senso che i degenti positivi in parte sono stati trasferiti e in parte stanno negativizzando. Resta il problema dei turni e della carenza di personale che arriva ai massimi storici, rischiando di far esplodere il sistema. Nonostante il personale al contagocce, nessun rinforzo è arrivato in pianta stabile dai vertici aziendali per il presidio ospedaliero locale. Eppure, in tempi non molto lontani, gli operatori sanitari peligni hanno dato supporto al G8 dell’Aquila. Una situazione paradossale, per farla breve “due pesi e due misure”, che sta generando diverse rimostranze. Altro che liberazione del post emergenza. Per gli operatori del nosocomio cittadino il carico di lavoro si è paradossale incrementato. Incredibile ma vero.
