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SULMONA – Momenti di tensione e commozione davanti allo schermo di un computer, che mette in collegamento due famiglie a distanza abissale, ma che unisce in maniera straordinaria lo spirito delle persone che vi sono coinvolte. Si sono visti e sentiti mercoledì 3 gennaio via skipe la nipote dell’ex prigioniero di guerra, Maurice Bartholomew, Teresa Clowes e la figlia di Salvatore Petrilli, Maria, che abitavano a Sulmona in via Panfilo Serafini. Una delle tante storie della Sulmona anni ’43-44. “Ancora oggi”- racconta lo storico Mario Setta- “familiari dei prigionieri di guerra del Campo 78 cercano di stabilire rapporti con le famiglie che li avevano accolti, sfamati, nascosti. Molti vengono a Sulmona, con i nomi e le foto dei prigionieri, sperando di ritrovare le famiglie che avevano ospitato i loro parenti. E, nella maggior parte dei casi, le ritrovano, attraverso l’elenco pubblicato dall’ASC (Allied Screeniung Commission e riportato nel libro di A.M. Scalzitti, Il Quarantatré) che riporta in correlazione i nomi delle famiglie abruzzesi e quelli dei prigionieri alleati che vi erano ospitati”. La storia commuove davvero.
Teresa Clowes, inglese, aveva scritto un messaggio sul sito dell’associazione “Una fondazione per il Morrone” chiedendo informazioni sul nonno e sulla famiglia che lo aveva salvato. Mario Salzano, ricercatore universitario ed esperto sulle storie del Campo, ha ritrovato la famiglia Petrilli ed ha organizzato l’incontro su skipe. Non ci sono state lacrime, ma gioia, perfino euforia nell’apprendere che Teresa e il marito verranno a Sulmona nella tarda primavera. E sarà un incontro che unirà ulteriormente le due famiglie e che riporterà ad un tempo in cui Sulmona divenne “città internazionale”.

Andrea D’Aurelio

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