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SULMONA – E’ sotto la stretta vigilanza dei Carabinieri l’abitazione di Alessandro Ferrini, il residente di via XXV Aprile a Sulmona, vittima di un presunto e doppio gesto di intimidazione. Il primo risale alla notte fra il 28 e il 29 gennaio quando è stata incendiata la sua Smart diesel, nel piazzale della palazzina Ater. Erano le 00,30 quando i residenti, dopo aver sentito un boato, hanno dato l’allarme al centralino del 115. La vettura è stata distrutta completamente dalle fiamme che hanno lambito un balcone e un altro auto parcheggiata nelle vicinanze, fortunatamente danneggiata in modo lieve. Dopo la notte di fuoco arriva l’omaggio sgradito. Lo scorso 30 gennaio Ferrini ha rinvenuto un mazzo di crisantemi davanti al suo garage che, a titolo precauzionale, è stato sgombrato per evitare il peggio. Sulla vicenda le indagini dei Carabinieri vanno avanti a tamburo battente. I militari della compagnia di Sulmona, coordinati dal Capitano Maurizio Dino Guida, stanno sorvegliando l’abitazione del sulmonese dopo i recenti fatti che hanno seminato panico e preoccupazione nell’intero quartiere di via XXV Aprile. I Carabinieri hanno quindi intensificato il servizio di controllo e pattugliamento in quella zona della città proprio per monitorare spostamenti e movimenti più da vicino. Nelle ultime ore sono scattate anche perquisizioni domiciliari e personali, nei confronti di due persone, che hanno avuto esito negativo. Le operazioni si sono svolte in sinergia con gli uomini del Commissariato di Sulmona, guidato dal Vice Questore aggiunto, Francesca La Chioma. Il nesso comune tra i due episodi sembra legato a un contenzioso o a un affare, stando alla versione dei fatti rilasciata da Ferrini, che i Carabinieri dovranno ora riscontrare nell’attività investigativa. Nei giorni scorsi sono state acquisite tutte le conversazioni telefoniche e la messaggistica di whatsapp proprio per analizzare ogni singolo dettaglio e non lasciare nulla al caso. Sono scattati i controlli anche nei fiorai della zona per risalire all’acquirente del mazzo di crisantemi. Una ricerca per ora senza esito. In caserma sono stati convocati alcuni residenti del quartiere chiamati a raccontare aneddoti ed eventuali movimenti strani degli ultimi giorni. Ferrini ha riferito di essere stato avvicinato da una terza persona il giorno dopo dell’incendio che gli spiegava che l’atto non era altro che una “punizione” per aver riagganciato il telefono in faccia alla persona che- ripete in continuazione la vittima- lo avrebbe minacciato. Ci sarebbe poi un inquilino che, qualche giorno prima della notte di fuoco, sarebbe stato avvicinato da un individuo che chiedeva informazioni proprio su Ferrini. Un dettaglio che al momento non trova riscontro dai Carabinieri che stanno cercando di rimettere insieme tutti i particolari di una delicata e tesa vicenda che tiene con il fiato sospeso non solo il proprietario della Smart ma l’intero quartiere.

Andrea D’Aurelio

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