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SULMONA – Continua a tenere banco il triste episodio del collaboratore scolastico ferito a scuola, con un coltello, da un ragazzino di appena undici anni. Una ferita che non è solo del nostro collega, Savino Monterisi, che ha rimediato un punto di sutura e sette giorni di prognosi, ma dell’intera comunità scolastica e civile, che si sente provata e messa in discussione. Ma soprattutto non si dà pace. Si cerca in queste ore un’altra ferita, quella del bambino di undici anni, socievole e con un buon rendimento scolastico, che ora avrà il sostegno di figure specifiche. Sul caso è intervenuta la psicologa e criminologa, Nicoletta Romanelli, che pone un freno a tutte le valutazioni avventate, anche a quelle messe troppo presto nero su bianco. “L’episodio occorso ai danni del collaboratore scolastico per mano di un preadolescente ha gettato sconcerto nella nostra comunità. L’abitudine alla violenza e la facilità ad utilizzare tale codice di comportamento impone un’analisi di ampio respiro ed adeguati spazi di riflessione”-sostiene l’esperta che rincara: “non reputo di alcuna utilità ricercare colpe e pontificare col senno di poi sulla vicenda, con l’unica finalità di scaricare il peso delle responsabilità, così come avviene sui social. Sono convinta dell’importanza di investire, piuttosto, sulla persona, sulle emozioni e sulle relazione. I fenomeni psicologici e criminologici sono fatti complessi in cui partecipano una pluralità di fattori e, dunque, come tali vanno esaminati, contestualizzati ed inquadrati. È importante acquisire maggiori dettagli in merito alla vicenda per poter avere una panoramica sufficientemente esaustiva per comprenderne le dinamiche ed avanzare ipotesi di intervento. Troppo spesso fatti di cronaca di simile portata inducono risposte di pancia, altrettanto aggressive in chi ne riceve notizia. È questo che dovrebbe suscitare sdegno e preoccupazione”. (a.d’.a.)

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