banner
banner

ph Rossella Ciurla SULMONA – L’anno nero del Covid si è manifestato in città soprattutto in riferimento alla frontiera del commercio al dettaglio che si è indebolita, nel vero senso della parola. Nel 2020 sono stati aperti 22 negozi mentre in 19 hanno abbassato la saracinesca. Un rapporto che segna una decrescita di investimenti rispetto all’anno precedente, il 2019, quando il Covid ancora esisteva. Ormai due anni or sono si insediarono 25 attività al dettaglio a fronte di 16 chiusure. Uno scenario che non sorprende e che nemmeno si può associare esclusivamente agli effetti dell’emergenza Covid. La legge del mercato è ormai chiara. La grande distribuzione sta mettendo in ginocchio le attività storiche. Un sostanziale equilibrio si registra per le medie strutture, come pub, bar e b&B. Ma in questo caso non è il mero dato numerico l’unico giudice. Per questa categoria è stato l’anno degli stravolgimenti e dei cambiamenti, dell’altalena di chiusure e di aperture, di spazi da guadagnare e reinventare. C’è chi nonostante tutto ci prova, come i due giovani fratelli che hanno rilevato il bar dell’Annunziata e chi non riesce a decollare, come nel caso del locale simbolo della città, il Gran Caffè, che non trova pace e si appresta a non riaprire. Lì dove Monicelli girò il film con quelle pareti che sanno di storia.  Complessivamente lo scorso sono state 82 le attività aperte e quelle chiuse 44.  Nell’elenco dei coraggiosi finiscono le imprese che si occupano di sanificazione e vendita on line. Per forza di cose. Se a leggere i numeri il bilancio non è del tutto negativo, quella che manca è una prospettiva, per chi da decenni si trova sul mercato e per chi è appena arrivato. Il Covid non aiuta, la politica nemmeno, i proprietari con il caro affitti neppure, il senso di appartenenza che scompare nemmeno a dirlo. La speranza è in quel segno più. Perchè non può piovere per sempre.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento