Il caso che sta attirando l’attenzione sul Comune di Spoltore ci dà modo di ribadire due questioni:
– che le panchine arcobaleno, ovunque collocate, non rappresentano un semplice oggetto di arredo urbano utile ad abbellire le città, ma un simbolo riconosciuto contro la violenza omo-transfobica;
– che nella vita politica così come in quella di tutti i giorni, il richiamo all’etica della responsabilità non è mai un eccesso di forma, piuttosto un giusto modo di porsi a sostegno e se necessario in difesa di chi, si tratti di singole cittadine o cittadini o di associazioni e comunità, si trova suo malgrado messo in difficoltà, offeso, deriso, denigrato, privato della propria agency.
Non basta infatti trincerarsi dietro l’appello alla libertà di parola e di opinione: non c’è libertà senza rispetto, secondo noi. Tantomeno se lo si fa in nome di una supposta superiorità culturale, quando non sociale o di classe, e per di più, nel caso di specie, trovandoci anche in presenza di una sentenza passata in giudicato per la quale un uomo di Spoltore si è visto oggetto di offese – in alcuni casi irripetibili – per via della sua appartenenza alla comunità LGBT.
In allegato c’è la VII mappa dell’intolleranza che riguarda l’omofobia pubblicata da VOX DIRITTI – Osservatorio Italiano per i Diritti, che fotografa l’odio via social. Nella relazione si legge “Donne, persone con disabilità e persone omosessuali si configurano come le tre categorie più prese di mira nel 2022: quasi uno spostamento da bias improntati alle categorie del razzismo (che colpiscono soprattutto migranti, musulmani ed ebrei) verso una forte insofferenza per i diritti della persona, rappresentati qui da soggetti considerati marginali e fragili e che, rivendicando i propri diritti e la propria legittima aspirazione a una vita piena, vengono bullizzati e brutalizzati per “ricacciarli” nei loro ruoli di subalternità/ invisibilità”.
Ecco perché saremo sempre dalla parte di chi ha meno voce, meno forza: contro chi semina odio e azioni tossiche e bullizzanti.