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SULMONA – Il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha fissato l’udienza per l’agente di polizia penitenziaria di 53 anni, M.D.S., arrestato in flagranza di reato dai suoi colleghi, lo scorso 12 aprile, mentre avrebbe introdotto tre micro cellulari in carcere destinati, secondo l’accusa, ai detenuti. L’uomo, difeso dall’avvocato, Alessandro Margiotta, che ha impugnato l’ordinanza del Gip del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, dovrà presentarsi davanti ai giudici aquilani il prossimo 27 aprile. La difesa ha chiesto la scarcerazione del poliziotto penitenziario e la sostituzione della custodia cautelare con gli arresti domiciliari. Per il giudice per le indagini preliminari il castello accusatorio appare solido visto il rapporto di fiducia che l’indagato avrebbe avuto con i detenuti. L’inchiesta era scattata lo scorso 25 ottobre quando un detenuto, sorpreso con tre cellulari in cella senza scheda, aggredì cinque agenti mandandoli in ospedale. In quel periodo furono sequestrati una ventina di telefoni. Molti sarebbero arrivati anche tramite droni. Dal Palazzo di Giustizia hanno quindi disposto accurate perquisizioni, eseguite dal personale penitenziario, che hanno portato a rinvenire tre micro cellulari in dotazione al 53 enne più uno di sua proprietà. L’agente, rientrato dalla malattia proprio il 12 aprile, si è giustificato spiegando di aver portato quei telefoni per sbaglio, ovvero di averli dimenticati in tasca dopo averli acquistati a Napoli a prezzo modico, per poi rivenderli ad amici e colleghi. L’indagine della Procura mira a far luce sui rapporti che l’indagato avrebbe avuto con i detenuti, potenziali destinatari dei telefoni e su eventuali complici da individuare. Un’inchiesta probabilmente più ampia, non ancora cristallizzata. Intanto sarà chiesto l’allontanamento dell’uomo dal penitenziario e sarà aperto il contestuale filone disciplinare. Sull’istanza di scarcerazione si esprimerà la prossima settimana il Riesame.

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