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SULMONA – Erano finiti sotto processo con l’accusa di furto aggravato, per aver “raccolto” cioè oltre tre kg di genziana nel Parco Sirente Velino, danneggiando le specie vegetali. Ma la tenuità del fatto, riconosciuta dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, li ha fatto evitare una condanna. Così l’altro giorno per i tre imputati ( P.P. , D.P. e I.A.S.) è arrivata la soluzione perché il fatto non sussiste. Ma andiamo con ordine. Ai tre veniva contestato come detto il furto aggravato, ovvero di essersi impossessati, al fine di trarne profitto, di 3 Kg e 300 grammi di radici di genziana lutea, sottraendola nel territorio del comune di Secinaro, con l’aggravante di aver usato violenza sulle cose mediante l’utilizzo di un piccone e di aver danneggiato specie vegetali per realizzare l’azione furtiva. Tutti fatti commessi, secondo l’accusa, il 12 ottobre del 2017. L’avvocato difensore dei tre imputati, Giovanni Mastrogiovanni, ha di fatto alleggerito il quadro probatorio, facendo leva sulla tenuità del fatto. I testi del Pm hanno confermato di aver visto i tre imputati nel parco, nel corso di un controllo, che portavano con loro un piccone e radici di genziana. Ma il giudice ha evidenziato nella sentenza che “il corretto successivo comportamento degli imputati nonché la quantità minima di radice rinvenuta che lascia presumere un minimo impatto sul territorio e la flora, consente di ritenere la tenuità del fatto”. Da qui l’assoluzione per i tre. Perché il fatto non sussiste.

Andrea D’Aurelio

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