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SULMONA –  I dializzati preferiscono restare a casa anziché entrare nell’ospedale che ha accolto pazienti Covid. Accade anche questo al tempo del Coronavirus. Una donna l’altro giorno doveva portare lo zio ad effettuare la prevista dialisi ma si è rifiutata di farlo ritenendo gli ambienti dell’ospedale di Sulmona troppo rischiosi per la salute, già precaria del suo parente. La sulmonese ha minacciato di adire le vie legali nei confronti dei vertici Asl per non aver creato un percorso di sicurezza che renda il reparto di rianimazione che ospita i covid 19 e i locali utilizzati da medici e infermieri impegnati con questi malati, totalmente isolato dal resto dei reparti. “Ho contattato la direzione per avere informazioni in merito alla soluzione di utilizzare i reparti  adiacenti alla dialisi  per gli operatori venuti in contatto con i pazienti affetti da coronavirus”, afferma la nipote del paziente in dialisi. “Mi ha confermato, purtroppo, che la decisione era stata già attuata. Nonostante le rimostranze, ci ha tranquillizzate affermando che i sanitari che utilizzano quegli spazi non sono contagiati. Mi domando come sia possibile avere simili certezze visto che i tamponi se sono stati fatti non hanno ancora esito…!”. “Io come nipote e mia madre come sorella del dializzato ci rifiutiamo di portare una persona così ad alto rischio in ambiente pericoloso. E se non bastasse, a Popoli non si può andare perché anche lì, ci sarebbe una situazione complicata”. “A chi di dovere diciamo che provveda a mettere in sicurezza i locali di dialisi”, conclude la donna. “ Oggi mio zio deve assolutamente fare la terapia altrimenti è a rischio e se non verranno adottate le adeguate misure di sicurezza, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità”.

Andrea D’Aurelio

 

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