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SULMONA – Sono arrivati nei giorni scorsi stanchi e spaesati. Ancora con il volto incupito e preoccupato per l’inaudita violenza e per uno scenario di guerra sempre più teso, pieno di incognite e di paure. 45 profughi scampati al conflitto in Ucraina hanno trovato sistemazione nell’hotel Manhattan di Sulmona, l’albergo pilota che ha fatto da apripista sul territorio sul fronte dell’accoglienza. I rifugiati sono stati sottoposti al tampone e alla filiera della registrazione dopo la visita della Asl nella struttura. Alcuni di loro, anziani e provati con problematiche di salute pregresse, sono stati accompagnati anche in pronto soccorso per le visite del caso dove hanno sostato fino a dodici ore. Il sistema non è ancora del tutto pronto per fronteggiare e gestire il fenomeno, tenendo conto che pure le comunicazioni istituzionali sono pervenute in zona cesarini. Si tratta di una “prova generale” che deve far riflettere sull’importanza di mettere in rete figure e attori. L’assessore alle politiche sociali, Attilio D’Andrea, fa il punto della situazione ai nostri microfoni, annunciando che la prossima settimana sarà siglata la convenzione con la Prefettura per la messa a disposizione dei sette alloggi nel contratto di quartiere. Dal Comune stanno valutando di implementare i collegamenti tra la località Incoronata e il centro cittadino per favorire inclusione, anche spostando di qualche metro la fermata bus. Inoltre a breve sarà attivata una nuova raccolta di vestiario e giocattoli per bambini. L’albergo, dal canto suo, sta facendo uno sforzo notevole per non far mancare il necessario. Dai costi di trasporto per gli spostamenti ( nei prossimi giorni arriveranno altri 25 rifugiati) al centro estivo che sarà attivato a breve oltre ad una figura che fungerà da mediatrice linguistica. “Dobbiamo metterci in testa che è necessario fare rete, tra pubblico e privato, perché questa emergenza non ha una scadenza”- osserva D’Andrea. Sul territorio tre strutture hanno risposto al bando della Protezione Civile. Oltre al Manhattan anche il Salvador e il ristorante Tre Archi di Bugnara. Intanto nell’albergo simbolo dell’accoglienza si tocca con mano la fragilità di un popolo messo a dura prova. All’arrivo delle nostre telecamere in sala restano un paio di persone, oltre ai più piccoli, quasi a volere dare un senso di sacralità e rispetto a quel dolore inestimabile. Un doveroso invito alla riflessione per una città che si divide. Sempre e comunque.

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