SULMONA – Lo sconto tra il personale e il politico non rientra tanto da allargarsi perfino sul documento di risposta alla minoranza che il PD non vuole firmare. Ieri, nel corso dell’ennesimo summit a Palazzo San Francesco, i venti di burrasca che spirano nella coalizione Liberamente Sulmona avrebbero portato perfino il sindaco della città ad invocare il ritorno alle urne subito dopo l’approvazione del bilancio. Cose che si dicono in momenti di rabbia come sottolinea qualche esponente di maggioranza. Un vertice che è servito a chiarire o quantomeno ad affrontare alcune questioni come quella della querelle di natura politica tra il vice sindaco, Franco Casciani e la consigliera comunale, Teresa Nannarone. Una maggioranza chiamata a raccolta nel giorno dell’addio politico dell’ex assessore alla cultura, Rosanna Tuteri, che ha aperto formalmente la crisi con le dimissioni dalla carica. Una decisione che non è arrivata come un fulmine al ciel sereno tant’è che se ne parlava, sottovoce, nell’ultima assise comunale. Ad elogiare il garbo istituzionale della Tuteri è il capogruppo PD, Mimmo Di Benedetto, assente al vertice di maggioranza per impegni presi in precedenza. “È da apprezzare l’uscita di scena con signorilità da parte dell’assessore che si è dimessa sapendo di non tornare”- commenta Di Benedetto, convinto che in politica le dimissioni non si annunciano ma si danno. Altri tre assessori le hanno messe a disposizione del sindaco per incentivare il rimpasto. L’unico che non le ha né date né preannunciate è il vice sindaco, chiamando in causa il partito per il futuro assetto della Giunta. “Va ricordato che Casciani è l’unico assessore che ha fatto pervenire una relazione sugli obiettivi raggiunti quando è stata chiesta una verifica “- ricordano dal PD mentre per qualcun altro la relazione altro non è che il piano delle opere pubbliche, ereditato in buona parte dalla passata amministrazione comunale. Il sindaco dal canto suo ha promesso l’azzeramento della Giunta subito dopo il via libera al documento contabile. Ma è sulla ricomposizione della stessa che si accende lo scontro. Per questo il rischio di un commissariamento non va scartato anche se, in fin dei conti, nessuno lo vuole. Ma dal cul-de-sac non si è ancora usciti