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SULMONA – Rischia l’interruzione del pubblico servizio il Centro Trasfusionale dell’ospedale di Sulmona dove la situazione sta ormai per esplodere. Un solo medico resta in turno dopo il focolaio Covid divampato nelle scorse settimane che, seppur definitivamente spento, non ha portato al reintegro di tutta la pianta organica. Una dottoressa è ancora alle prese con il virus per cui, se sul piano tecnico e infermieristico la situazione è rientrata nella normalità, la carenza medica non sembra destinata ad arrestarsi. L’unica unità in servizio si deve infatti accollare un carico di lavoro estenuante con ovvie conseguenze per il medico in questione e per gli utenti. Il rischio di un blocco del servizio, nonché di una conseguente azione di protesta, non è poi così basso visto il perdurare di una situazione che non sembra interessare ai vertici dell’azienda sanitaria. Il Trasfusionale soffre d’altronde anche all’Aquila ed Avezzano, senza alcun intervento concreto dai piani alti. Intervento che si rende, al contrario, più che mai urgente visto il ruolo che riveste il reparto per la gestione delle emergenze. La carenza di personale resta la patologia cronica del nosocomio e continua ad investire un po’ tutti i reparti con ripercussioni sull’utenza in termini di tempi di attesa. Ieri ad esempio per una semplice lastra al piede, come ha denunciato un collega sui social, ci sono volute ben cinque ore. Un arco temporale indicativo sulla tenuta di un sistema messo sempre più alla prova dalla carenza di risorse umane se si considera, ad esempio, che nel locale pronto soccorso si continuano ad organizzare turni con un solo medico in servizio. Per non parlare dei concorsi che non si sbloccano e dei contratti a tempo determinato. Serve indubbiamente un’inversione di rotta e il primo passo, richiesto più volte dal Tribunale dei diritti del Malato, potrebbe essere la “riesumazione” del famoso tavolo sulla sanità. Ma tra gli annunci e i fatti ci contano le criticità. (a.d’.a.)

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