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SULMONA – Ieri ha fatto più notizia l’ennesimo furto di rame al cimitero di Sulmona che le dimissioni a sorpresa, rassegnate in Municipio, dal Vice Presidente e consigliere comunale Fabio Ranalli. Basterebbe questo dato per avere il sentore di quanto la politica cittadina, come quella nazionale, sta perdendo il suo valore e negli ultimi anni altro non ha fatto che incrementare il gap con i cittadini-elettori. Quei banchi dell’aula consiliare di Palazzo San Francesco, riservati al pubblico, sono quasi sempre vuoti durante le sedute del Consiglio Comunale. E qualcosa vorrà pur dire. Dopo le dimissioni di Ranalli sembra essersi aperto ufficialmente il “concorso: chi vuol fare il consigliere”. La sana ironia accompagna e fortifica la nostra analisi politica a mente lucida. Perché, ormai è evidente, che quello scranno da consigliere comunale non è più ambito. Un tempo si faceva di tutto per sedersi nell’assise. Discutere e dibattere per il progresso politico e civile della comunità. Ora nessuno vuole mischiarsi con una certa politica. Meglio stare fuori che dentro. Il che è preoccupante. Il Consiglio dovrà ora procedere all’elezione di un Vice Presidente che andrà probabilmente alla maggioranza ma la vera incognita riguarda la surroga. Chi entra al posto di Ranalli? Il secco no, che in verità deve essere ancora formalizzato, è arrivato da Simone Tirimacco, figlio dell’assessore Mauro. Un suo ingresso avrebbe creato un certo imbarazzo politico a Palazzo San Francesco dal momento che padre e figlio si sarebbero ritrovati ad amministrare uno stesso ente. Nulla di incompatibile, ci mancherebbe. Ma Tirimacco Junior ha fatto sapere già da ieri pomeriggio di non essere interessato a quel posto in Consiglio Comunale. La seconda dei non eletti è Claudia Fauci, l’osservata speciale in queste ore, che sta prendendo tempo prima di maturare una decisione. Entrare o non entrare. Probabilmente ci penserà ancora un po’. In caso di esito negativo si dovrà scorrere la lista fino ad arrivare a Cinzia Cinotti che, a sua volta, non avrebbe alcuna intenzione a prendersi lo scranno da consigliere. Morale della favola nessuno o quasi vuole ricoprire uno dei ruoli che è sempre stato ambito nella storia politica della città. La stessa decisione di Fabio Ranalli che noi siamo riusciti a intervistare lungo il centralissimo corso Ovidio ( sarebbe stato difficile dietro un pc o un telefono) dimostra che la voglia di fare e stare in politica si può assopire. Eppure, per le risposte che la città sta cercando, quell’entusiasmo della politica del fare va assolutamente recuperato.

Andrea D’Aurelio

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