banner
banner

SULMONA – “Il Covid purtroppo ha posto gravi limiti per i nostri anziani, sia a livello fisico che comunicativo. La segregazione porta ad un vero isolamento della persona tanto é che molti dei miei pazienti mi riferiscono tramite il dialogo esclusivamente telefonico, spesso effettuato con difficoltà perché non riescono gli stessi ad esternare i loro problemi e sentimenti”. A parlare è Verdiana Fornaro, operatrice ludica, che racconta il virus con gli occhi degli anziani, una prospettiva ancora sconosciuta. Stesse paure e problematiche del lockdown con una sensazione di abbandono che perdura nel tempo e non può non suscitare le relative riflessioni. “Purtroppo troppe volte ho sentito dire che la solitudine lacera l’anima, per un padre a cui manca il figlio, per una nonna a cui manca il nipote. La solitudine genera inquietudine, spesso ho avuto testimonianze di persone che non riescono a dormire, mangiare e addirittura ad avere difficoltà nel parlare. L’amarezza di un tempo che non appiana le distanze. Crea malinconia nella signora Maria, non poter guardare il figlio negli occhi, nel signor Antonio non poter parlare apertamente con i figli”- osserva Fornaro- “nei vari familiari il nervosismo di non poter capire la situazione perché di fronte c’è un muro probabilmente fatto di omertà e di fastidi che non vogliono essere abbattuti. Ha creato tristezza in me ascoltare persone sole, abbandonate a sé stesse, che solo la cura familiare può in qualsiasi maniera sanare. Gli stessi parenti a volte trattati come appestati sviliscono ancor più questa misera situazione. Spero in un’apertura di sipario positiva in cui tornino a recitare gli attori, in questo caso i miei anziani”. Una testimonianza che tocca le corde del cuore. Contiamo i casi e aggiorniamo i bollettini. Noi per primi. Ma non possiamo dimenticare che dietro il virus ci sono le persone, anche quelle “dimenticate”, ma soprattutto una serie di problematiche legate all’emergenza.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento