banner
banner

SULMONA – Era accusato di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e minaccia, di aver aggredito cioè la sua ex moglie per futili motivi, anche davanti alla figlia minorenne. Per questo, un 50 enne originario della Valle Peligna, fu sottoposto alla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare. L’altro giorno però, a sette anni di distanza dai fatti contestati, la Corte d’Appello dell’Aquila lo ha assolto dall’accusa di maltrattamenti e minacce perché il fatto non sussiste. In particolare all’uomo veniva contestato l’esecuzione di un disegno criminoso per aver maltrattato la moglie convivente in modo grave, offendendola e provocandole lesioni con percosse. Il Tribunale di Sulmona nel 2018 lo condannò a due anni e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali. Ma il 50 enne, difeso dall’avvocato del foro di Sulmona Mariella Iommi, ha impugnato in appello la sentenza di primo grado. La Corte d’Appello, ribaltando la decisione del Tribunale, ha ritenuto che la relazione coniugale non è stata caratterizzata da violenza e vessazioni e né da ripetute condotte lesive dell’integrità psico-fisica della consorte. “Sono soddisfatta”- commenta l’avvocato Iommi- “perché si è fatta chiarezza all’esito di una lunga battaglia su una vicenda relazionale ridimensionata e ricondotta entro gli ambiti corretti e aderenti alla realtà dell’accaduto, rigettando la ricostruzione operata dalla querelante e dagli investigatori”. Con la sentenza di assoluzione della Corte d’Appello per l’uomo finisce un incubo durato sette lunghi anni.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento