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SULMONA – Aveva chiesto una indennità di accompagnamento per le  numerose e  gravi patologie di cui era affetta ma l’Inps gli aveva riconosciuto solo uno stato di handicap grave. Una battaglia legale che un’anziana di Sulmona cominciò nel 2019. La donna non ha fatto in tempo a vedersi notificato il decreto di omologa del Tribunale di Sulmona che le ha dato ragione. L’indennità di accompagnamento è arrivata dopo il  decesso. Una storia che può sembrare di ruotine, almeno sotto il profilo giudiziario, ma rende l’idea sulla difficoltà del sistema a venire incontro alle esigenze degli utenti più deboli. Tutto è cominciato come detto due anni fa quando l’anziana, con tumore all’utero e al peritoneo con metastasi al fegato e ai polmoni e grave sofferenza renale, non era stata ritenuta abbastanza malata da poter ottenere un’indennità di accompagnamento. Eppure il quadro clinico parla da solo. Il suo legale, Catia Puglielli, ha quindi impugnato il verbale dell’Inps che aveva riconosciuto lo stato di handicap. Inizia la battaglia legale davanti al  Tribunale che incarica il perito che, dall’esame effettuato, ritiene l’erogazione dell’indennità di accompagnamento un atto dovuto viste le condizioni di salute della ricorrente. Nel corso del procedimento però l’anziana è deceduta. Il destino sicuramente sarà stato crudele ma non si può dire che il sistema sia stato tempestivo. Gli arretrati verranno ora trasferiti agli eredi che hanno perorato la causa intentata dal congiunto ma che di certo avrebbero preferito un aiuto nel momento del bisogno. “Continuo a dire da anni che le persone malate non sono e non devono essere trattate come numeri”- commenta l’avvocato Puglielli. Una battaglia giudiziaria contro il tempo e vinta con l’amaro in bocca.

Andrea D’Aurelio

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