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SULMONA – Arriva un’altra intimazione per la donna che ha occupato una casa parcheggio dopo lo sfratto dovuto al superbonus, eseguito dalle forze dell’ordine in data 15 giugno. Una procedura estrema che aveva spinto l’inquilina della palazzina di via Avezzano a vivere in strada o a cercare un appoggio da amici o parenti. La stessa, a causa dell’infezione da Coronavirus, aveva ottenuto lo scorso 7 luglio una casa parcheggio con procedura d’urgenza, visto il carattere imprevedibile dell’evento legato al filone sanitario. La negativizzazione è avvenuta nel giro di una ventina di giorni. Il 4 agosto, quando è scattato il sopralluogo della Polizia Locale, la sulmonese non si è resa reperibile. Per cui non si è potuto procedere al rilascio spontaneo dell’immobile. Da qui la notifica del messo comunale del 3 agosto scorso che ha intimato alla donna di lasciare la casa parcheggio nel giro di quindici giorni. Passano altri mesi e dal Comune provvedono con ulteriore diffida, contestata lo scorso settembre dall’avvocato, Maria Grazia Lepore, poichè si rappresentava “la sussistenza di altri profili integranti lo stato di necessità, idonei come tali a giustificare la proroga dell’assegnazione”. L’ente a sua volta, rispondendo all’opposizione, rimarcava
come “l’esercizio delle funzioni socio assistenziali dovesse esplicarsi in modo da garantire la pari opportunità ed uguaglianza fra i cittadini bisognosi, nonché il rispetto delle procedure regolamentari
e normative”. Da qui la determina dirigenziale di Palazzo San Francesco che risale alla giornata di ieri che intima il rilascio dell’immobile occupato senza titolo entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento. Si procederà sicuramente con un ulteriore opposizione. Una vicenda imbarazzante nonchè estrema che poteva essere gestita diversamente e ripropone una condizione di disagio. Va ricordato che la donna, in passato, avrebbe declinato alcune proposte dei coinquilini di via Avezzano che si erano messi a sua disposizione per alloggi temporanei nelle more dell’esecuzione dei lavori del superbonus. Lavori che la donna aveva deliberato in assemblea per poi fare un passo indietro, viste le patologie e le condizioni di salute, intentando ricorsi in Tribunale. Morale della favola? La donna rischia un altro sfratto e il cantiere del superbonus non è stato ancora allestito. E’ tutto pronto da mesi ma si attende un feedback da parte delle banche. Sostanzialmente rispetto a qualche anno fa lo scenario si è complicato. Incredibile ma vero.

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