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Ogni giorno in tv ci mostrano testimonianze di figli che a causa del coronavirus hanno perso genitori anziani ospitati in case di riposo. Con la diffusione dell’infezione e l’alto numero di casi registrati nelle cosiddette RSA (residenze sanitarie assistite), è stato loro precluso di poter far visita ai propri parenti, che hanno potuto sì e no salutare attraverso vetrate rigorosamente chiuse. Una precauzione quasi sempre piuttosto tardiva, che purtroppo non ha impedito a molti di quegli ospiti di contrarre l’infezione e di soccombere in tempi molto brevi. Purtroppo gli anziani costituiscono una categoria di fragilità estrema, aggravata da tutte quelle patologie, alcune delle quali invalidanti, che quasi inevitabilmente affliggono l’ultima parte della vita. Una situazione spesso difficilmente gestibile dai figli, i quali, al di là dell’affetto che li lega ai genitori, oggi più che mai si trovano in molti casi a combattere per la sopravvivenza. E così si crea la ‘catena della solitudine’ che sta investendo migliaia di persone, conseguenza più che plausibile del covid. La solitudine genera ansia e accelera la demenza, ma provoca anche depressione e problemi di salute fisica, con un impatto negativo sul sistema immunitario, che rende i più fragili ancora più vulnerabili alle infezioni, compresa quella tragica con cui stiamo convivendo da dieci mesi, e che ha già dimostrato di contribuire ad accorciare la vita.

In questa emergenza pandemica, però, qualcosa di positivo si è mosso per intervenire su queste solitudini. Proprio perché gli anziani costituiscono una delle categorie maggiormente esposte al contagio e quindi più bisognevoli di particolare attenzione,  di recente è stato messo a punto, congiuntamente dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale e dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il bando per il progetto “Time to care”, lanciato il 31 luglio 2020 e scaduto il 31 ottobre.
Iniziativa rivolta ai giovani tra i diciotto e i trentacinque anni  che li sollecita ad impegnarsi, per un periodo di sei mesi, in attività di supporto e assistenza agli anziani, nell’ambito di azioni progettuali proposte dagli Enti del Terzo settore, su tutto il territorio nazionale.

Iniziativa che promuove l’obiettivo di migliori scambi tra generazioni, favorisce l’inclusione delle persone anziane nella vita sociale e richiama alla memoria collettiva il grande valore storico e culturale degli anziani, che tra l’altro sono portatori di grandi risorse in questi anni difficili sia per l’organizzazione che per il sostegno economico delle famiglie.
Il contatto diretto, il rapporto faccia a faccia nella relazione di aiuto agli anziani, se privilegiato, rappresenta miglior antidoto contro la disaffezione, l’incomunicabilità e l’oblio.
In questo contesto si inserisce l’Ada Abruzzo, l’Associazione per i diritti dell’anziano, che gestirà tre progetti sociali, con un contributo di 150mila euro, che prevedono servizi di assistenza a domicilio e a distanza degli anziani: disbrigo di piccole faccende per persone anziane o bisognose: consegna di spesa, acquisto di farmaci, contatti con i medici di base, pagamento di bollette, consegne a domicilio di diversi beni, libri, giornali, pasti preparati o altri beni di necessità, ecc. Ma è prevista anche l’assistenza da remoto, anche mediante contatti telefonici dedicati all’ascolto e al conforto di chi è solo, o servizi informativi per gli anziani anche on line.

La presidente dell’Ada Abruzzo, Eleonora Pensa, si è detta molto entusiasta dei progressi dell’associazione e ha espresso soddisfazione per l’attività svolta in stretta collaborazione con la Federazione Ada nazionale e con la Uil Pensionati.

“I progetti”, ha affermato, “promuoveranno attività di welfare in territori in cui molto spesso gli anziani si trovano a vivere situazioni di difficoltà e disagio e invita i giovani a partecipare alle azioni che verranno messe in campo per favorire cosi il processo di inter-generazionalità e inclusione degli anziani nella vista sociale”.

 

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