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SULMONA – Il Comune chiama ma la Regione non risponde. Non si sblocca la situazione del centro di raccolta del Cogesa, la cosiddetta piattaforma ecologica, ancora chiusa dopo il blitz dei Carabinieri del Noe che risale al giugno del 2020. La questione è tornata alla ribalta nei giorni scorsi con l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona. La Procura della Repubblica ha chiesto una proroga dell’attività investigativa mentre la difesa dell’allora amministratore unico, Vincenzo Margiotta, si è opposta. Al di là della violazione urbanistica, ovvero l’assenza del permesso a costruire che è alla base dell’inchiesta, non si ravvede alcun passo in avanti per la riapertura del centro, dopo il dissequestro ottenuto dall’avvocato Scelli il 21 gennaio 2021, per la sanatoria delle opere mancanti. All’appello manca l’autorizzazione all’esercizio che non è ancora pervenuta. Sul punto, fanno sapere da Palazzo San Francesco, si è provveduto ormai da mesi a chiedere delucidazioni alla Regione Abruzzo che è rimasta silente. “Premesso che Cogesa, ha chiesto e ottenuto il permesso di costruire in sanatoria per le opere realizzate, si chiede di chiarire quale sia l’atto autorizzativo necessario per l’esercizio del centro stesso. Inoltre, qualora fosse necessario specifica autorizzazione all’esercizio, si chiede cortesemente di chiarire se la competenza sia del sindaco o del dirigente competente”- si legge nella nota inoltrata dal Comune. Nessuna risposta è pervenuta dalla Regione con il risultato che la piattaforma resta chiusa a tutto svantaggio degli utenti e dell’ambiente. (a.d’.a.)

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