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SULMONA – Dall’appendicite alla peritonite è un attimo. Dovrà essere risarcito un paziente di 38 anni, residente ad Avezzano, per l’intervento eseguito in ritardo nel 2015 nell’ospedale dell’Annunziata a Sulmona. Lo ha stabilito la Corte d’Appello dell’Aquila (sezione civile) che ha condannato la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila a risarcire il giovane, don una somma di 100 mila euro, per il danno biologico subìto in seguito al ritardo accumulato prima di essere sottoposto all’ intervento chirurgico. Era il 16 gennaio 2015 ed il 18 enne era stato accompagnato dal proprio medico curante. L’uomo, stando alla ricostruzione fatta in aula, attese lungamente il suo turno in un affollato pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano. I medici dell’ospedale marsicano decisero di trasferirlo perché non vi erano posti letto a sufficienza. Prima vi fu una sosta in ambulanza nella struttura di Pescina e dopo fu deciso il trasporto a Sulmona, dove la Tac non funzionava. Il paziente venne accompagnato a Popoli per l’esame. Infine, il ritorno all’Annunziata di Sulmona per l’intervento chirurgico, eseguito al termine di non poche peripezie, certamente non dovute al nosocomio peligno. Tuttavia il consulente tecnico nominato dal tribunale ha rilevato come «il ritardo nell’affrontare un quadro patologico di banale appendicite ebbe ad evolvere, a causa del tempo trascorso e della conseguente perforazione, in un quadro ben più grave di peritonite». Da qui il risarcimento dei danni. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso dell’azienda sanitaria e ha confermato la sentenza del 2020 emessa dal giudice Alessandra Contestabile del tribunale di Avezzano. Asl chiamata a risarcire.

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