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SULMONA – Sulla facciata del plesso di S. Antonio compare già lo striscione “bentornati ragazzi”, posizionato dal comitato De Nino-Morandi, simbolo ed icona della battaglia con il suo portavoce, Franco D’Amico. La giornata è da consegnare agli annali. Non per il risultato raggiunto ma per un ritorno vicino casa atteso da otto lunghissimi anni. A Sulmona è il giorno dei ragionieri e geometri che nelle prossime ore saranno accolti nell’immobile di viale Mazzini. Stop alle spole e alle corse per accaparrarsi un posto sul bus diretto a Pratola Peligna. Quella sede alternativa dell’Iti doveva solo essere transitoria come si era messo nero su bianco sul tavolo in Prefettura del 20 ottobre 2014, tre giorni più tardi dei sigilli posti dalla Finanza dell’Aquila sulla sede storica di via D’Andrea, per i presunti lavori sbagliati post sisma. Di summit istituzionali ce ne sono stati diversi: 28 aprile 2015, 4 maggio 2016 e primavera del 2017. Solo per citarne alcuni. La Provincia prese l’impegno di presentare istanza di dissequestro dell’ala oggetto d’inchiesta. Impegno rimasto lettera morta. Si arriva all’era De Crescentiis che portò, nel giugno del 2017, a siglare la convenzione con il Provveditorato alle Opere Pubbliche, divenuto soggetto attuatore per l’esecuzione dei lavori. Una scelta che doveva garantire trasparenza e tempestività. A distanza di anni la stessa Provincia, di Angelo Caruso, si riprende le carte. Punto e a capo. O quasi. Ci si continua a chiedere il perchè del mancato scorrimento della graduatoria, come denunciato all’epoca dalla nostra testata e dal comitato, come dimostrano le immagini d’archivio che scandiscono i contorni della memoria collettiva. Noi, peraltro, siamo stati tra i primi a varcare la soglia del plesso di via Mazzini dove oggi gli studenti saranno accolti. Quel “bentornato De Nino-Morandi” del 19 marzo 2019, al termine della commissione sull’edilizia scolastica provinciale, nessuno se lo può scordare. Era tutto pronto ed anche il Polo Fermi, come si evince dal post sulla pagina facebook, diede il placet. Per poi sollevare il caso, a maggio, della classe d’uso e dell’assenza del progetto di adeguamento per la sede storica. Il trasloco sfumò e a S. Antonio entrarono gli alunni delle Capograssi. Una “fantasiosa” ipotesi come scrisse qualcuno che poi, però, divenne realtà. Si arriva al Covid e alla vicenda della vulnerabilità dell’Iti, interdetto parzialmente, che riaccelera la pratica del trasferimento. Non è un giorno di festa. Questo no. Basta confrontare gli inconfutabili dati. Nel 2014, quando la popolazione scolastica fu trasferita a Pratola, si contavano 315 studenti. Oggi ne sono 124. Meno della metà. Numeri che non possono essere letti solo in rapporto al trend nazionale. Inutile nascondersi dietro ad un dito. La speranza è che il suono della campanella nella nuova sede provvisoria, risvegli l’attenzione per la sede naturale dei ragionieri e geometri. Ora che la Provincia, con un contratto biennale e rinnovabile, paga l’affitto del plesso, dovrebbe avere tutto l’interesse a spingere per la ristrutturazione dell’edificio di via D’Andrea. Anche se, a detta di molti, gli ostacoli per il mancato rientro del De Nino-Morandi in città non erano solo esterni. Basti pensare che in una decina di giorni si è completato il trasloco, riallineata la planimetria e riorganizzata la didattica. Con fiato sospeso e con assunzione di responsabilità. Volere è potere, normative permettendo. I fatti non sono voci. Fu sera e fu mattina. Otto anni dopo. “Il fuoco amico” in casa non c’è più. Bentornato De Nino-Morandi.

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