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“È la vittoria della città. Dobbiamo smetterla con le polemiche e dobbiamo mantenere questa bellissima manifestazione”. Nelle parole del capitano, Paolo Alessandroni, si coglie il senso della 26 esima edizione della Giostra Cavalleresca moderna, vinta dal Borgo San Panfilo che ha superato in finale per un punto il temuto Borgo Santa Maria della Tomba, protagonista di un’entusiasmante cavalcata che non è bastata per portare il palio in piazza Plebiscito. Innocenzi ha superato per un centesimo di secondo il cavaliere di Filiamabili in semifinale e ha centrato un punto in più nella sfida decisiva che pure non è stata brillante per entrambi i cavalieri che hanno lasciato un anello per parte sui mantenitori. D’altronde la tensione ha preso il sopravvento per il valore del Palio. Non uno qualsiasi. Ma quello della ripartenza, del ritorno in campo, nel vero senso della parola. La Giostra è stata quindi capace di riallineare meccanismi collaudati e ad aggregare una città che appare sempre divisa. Al di là delle delusioni sul campo, in quel palio c’è o dovrebbe esserci ogni borgo e sestiere, ogni sulmonese che si sente attaccato alla città, anche colui che confonde la Settimana Santa con la settimana di Giostra (associazione che resta illogica in termini di valore identitario). Non è un modo per mettersi sul “carro dei vincitori” ma per alzare il sedere dal banco delle analisi e delle polemiche e scendere nella realtà che tutti sembrano di conoscere ma pochi poi vogliono affrontarla fino in fondo. Per stabilire la linea e la direzione della manifestazione che ha superato il quarto di secolo, è necessario prima recuperare il senso di appartenenza e poi traghettare l’evento su un binario piuttosto che su un altro. Ed ecco che salutare e complimentarsi con i vincitori dovrebbe essere un atto dovuto piuttosto che tirare dritto. Il premio Fair play, assegnato durante la giornata di ieri, assume in tal senso un valore importante perché rimette in luce lo spirito della Giostra che è e dovrebbe essere alla base di tutte le attività. Invertire paradigmi e approcci culturali è necessario per crescere ancora. L’altro passo decisivo è quello di riconoscere il volontariato, quel lavoro certosino dei borghi e sestieri, anima e motore della Giostra. Anche Nancy Brilli, nei panni della Regina Giovanna, è rimasta sorpresa. I giri di Giostra non sono finiti perché ora inizia la settimana dedicata all’Europa che rinsalda i legami e arricchisce, anche se sul piano del torneo si presenta quasi come un duplicato. La forza di andare avanti va trovata nello stupore dei turisti e dei neofiti della Giostra. Dalla Brilli che si diverte e vuole tornare ai congiunti di un cavaliere che volevano entrare in campo, tanto da rendere necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Fu sera e fu mattina. Ventiseiesima edizione della Giostra di Sulmona.

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